Soffia forte il vento della guerra fredda nei rapporti diplomatici fra l’Occidente e la Russia. È una guerra che si sta combattendo con la logica dell'occhio per occhio e dente per dente, con reciproche espulsioni di personale diplomatico.
Una raffica di espulsioni, perfettamente coordinata fra le Cancellerie di oltre una ventina di Stati, nei giorni scorsi aveva colpito il personale diplomatico russo all’estero. Dopo i 23 funzionari espulsi dalla Gran Bretagna il 20 marzo, lunedì 26 marzo gli Stati Uniti hanno annunciato l’espulsione di 60 diplomatici. All'iniziativa di Londra e Washington si sono accodati i Paesi dell’Unione Europea, ma non solo. L’Ucraina ha fatto fare le valigie a 13 diplomatici. Francia, Germania, Polonia e Canada ne hanno mandati via 4. L’Italia ne ha espulsi 2, così come l’Australia. Anche la NATO ha espulso 7 diplomatici della missione russa e ha rifiutato l'accredito di altri tre. Finora sono state decise 143 espulsioni in 26 Paesi.
La Russia aveva promesso ritorsioni e il 29 marzo è passata all'azione. Il governo russo ha dichiarato persone non grate 60 diplomatici statunitensi (58 a Mosca e due a Yekaterinburg), inoltre è stata decisa la chiusura del Consolato americano di San Pietroburgo. Nei giorni scorsi era stata chiusa la sede del British Council (Il centro culturale britannico) a Mosca. Il ministero degli esteri russo ha messo in pratica l'annunciata risposa "simmetrica" nei confronti degli altri Paesi che hanno espulso il personale diplomatico russo. All'Ambasciata italiana a Mosca è stata consegnata una nota verbale con la quale si formalizza la decisione di espellere due funzionari italiani. Intanto un comunicato della Casa Bianca sottolinea "l'ulteriore deterioramento dei rapporti fra Stati Uniti e Russia".
La prima raffica di espulsioni era stata una risposta della comunità internazionale all’attacco con gas nervino, compiuto nella cittadina britannica di Salisbury il 4 marzo scorso, nei confronti dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia. Skripal e la figlia sono stati avvelenati in un parco pubblico e si trovano ancora ricoverati in ospedale, anche se la giovane è migliorata e ormai fuori pericolo . In modo meno grave è stato colpito dal gas nervino anche un agente di polizia intervenuto per soccorrerli. Secondo quanto dichiarato in Parlamento dal primo ministro Theresa May, le persone in qualche modo esposte al veleno potrebbero essere 130. Le autorità britanniche hanno accertato che i gas nervino utilizzato è il Novichok, prodotto in Russia.
Il governo britannico ritiene che la Russia sia responsabile dell’attacco, sia per il tipo di agente chimico utilizzato sia per il precedente del 2006, quando Alexander Livtinenko, un’altra ex spia russa poi dissidente, fu avvelenato a morte con il polonio in un ristorante giapponese nel centro di Londra. Tuttavia non c' ancora nessuna prova concreta di un coinvolgimento diretto dei servizi segreti russi. Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, parla apertamete di "cosiddetto caso Skripal", in pratica accusando il govenro britannico di una montatura.
Il governo russo ha sempre respinto le accuse arrivate da Londra. L’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov nei giorni scorsi aveva fra l'altro sottolineato l’amarezza del governo russo nel vedere che le espulsioni sono state annunciate proprio nel giorno in cui la Russia piangeva i 64 morti del rogo nel centro commerciale di Kemerovo, in Siberia. Putin, che ha reso omaggio alle vittime della tragedia deponendo un mazzo di fiori a Kemerovo, per ora tace.
La raffica di espulsioni decisa dai Paesi occidentali è stata coordinata durante il vertice dell’Unione Europea che si è svolto lo scorso fine settimana a Bruxelles. Theresa May ha trovato due convinti alleati nel presidente francese Emmanuel Macron e nella Cancelliera tedesca Angela Merkel. Pare sia stato proprio Macron a decidere di annunciare le espulsioni dei diplomatici russi alle 15 del 26 marzo.
Questa solidarietà internazionale è stata molto apprezzata dalla premier May, la quale dopo il referendum su Brexit si sentiva un po’ ai margini delle iniziative politiche dell’Unione Europea. Che l’attacco di Salisbury sia stato organizzato dal Regno Unito per galvanizzare l’orgoglio nazionale dopo Brexit è stato insinuato da parte russa, anche per voce dell’Ambasciatore presso la Santa Sede Aleksandr Avdeev, in una intervista a “Il Tempo”. Gli ha risposto Sally Axworthy, ambasciatore britannico presso la Santa Sede, con queste parole: “Il Regno Unito non ha perpetrato l’attacco. Non ha usato un’arma chimica proibita sulle sue proprie strade, mettendo a repentaglio un gran numero di cittadini britannici. Il suggerimento dell’Ambasciatore russo è parte di una campagna di disinformazione della Russia, mirata ad oscurare i fatti del caso”.
Jill Morris, ambasciatore del Regno Unito in Italia, annuncia di aver accolto “con favore” l’espulsione di due diplomatici russi da parte della Farnesina. Nei giorni scorsi Morris aveva sottolineato “l’obbligo di contrastare l’ambizione del Cremlino a dividere e indebolire la comunità internazionale”.
L’espulsione dei diplomatici russi è stata decisa dal Governo italiano in una fase politica molto delicata, a pochi giorni dall’inizio delle consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo. I due partiti usciti vincitori dalle elezioni, Cinque Stelle e Lega, hanno sempre mostrato un’atteggiamento morbido nei confronti di Mosca. Significativo il tweet di Matteo Salvini, per il quale “boicottare Russia, rinnovare le sanzioni ed espellerne i diplomatici non risolve problemi, li aggrava”.