La paura non serve a niente, solo a confondere le idee. La masturbazione è peccato e chi vi cade deve prendere coscienza che è fragile, non riesce ancora a controllare le proprie istintività e non si è educato a resistere alle forti pulsioni della sessualità. Non pensi tanto alla trasgressione di un comandamento, ma che sta facendo del male a sé stesso perché questa energia umana fatta per esprimere e alimentare l’amore e per generare vita viene usata per procurarsi un piacere solitario. Se ricade non si spaventi. Dio non ha paura della nostra fragilità, ma dell’atteggiamento di chi, dopo aver peccato, si piange addosso e non si chiede piuttosto cosa può fare per non ricadere: pregare, evitare le occasioni, dedicarsi agli altri, allenarsi a non lasciarsi andare nelle piccole cose per poi resistere alle tentazioni più grandi, e soprattutto appassionarsi a cose belle per trovare in esse un punto di forza per non abbandonarsi alle forti pulsioni sessuali. E se ricade pensi che la carità copre la moltitudine dei peccati, e rimedi al male fatto con gesti di carità.