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domenica 09 febbraio 2025
 
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Chiediamo tutti i giorni ai nostri figli: "Come va on line?"

28/10/2019  È la domanda che bisognerebbe fare agli adolescenti, invece di impedire loro l'uso dello smartphone. Ne parliamo con Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro

Come va oggi in Internet? Sarebbe questa la domanda da fare agli adolescenti, piuttosto che snocciolare raccomandazioni come silenzia le chat, non stare sempre su Youtube, basta playstation. «Il paradosso è che i bambini crescono con gli schermi, fra gli 8 e i 12 anni ricevono lo smartphone e poi, da adolescenti, si sentono dire che da quella stessa tecnologia devono stare lontani», dice Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro. Sempre fotografati, dalle ecografie prenatali alle recite della scuola, abituati a essere espressioni del successo e “acchiappa like”, i piccoli si sentono valorizzati. «Poi però si sentono investiti di troppe aspettative e, crescendo, percepiscono la delusione di non essere come erano stati idealizzati», aggiunge l’esperto. Non è un caso, quindi, che l’adolescenza oggi sia caratterizzata più dalla delusione che dalla trasgressione: una semplificazione certamente, che aiuta però a orientarsi nel panorama complesso dell’educazione in una società individualista e narcisista come la nostra, dove la delusione comincia dal non essere abbastanza popolare o performante.

Le responsabilità non sono tutte ed esclusivamente dei singoli genitori, che per altro vivono con angoscia gli insuccessi dei figli o le chat come Shoah party in cui potrebbero essere coinvolti. A complicare la questione ci sono fenomeni come la pressione della società mass mediatica e il baby marketing. «Oggi non si può più parlare di comunità educante, ognuno pensa al successo del proprio figlio», dice ancora Lancini. «I genitori dovrebbero interessarsi di più dei figli degli altri e non vederli unicamente come strumento di socializzazione per i propri». L’esperienza, comune a tutte le famiglie, del compagno di classe più in difficoltà degli altri, aiuta a capire meglio: «Oggi i genitori tendono ad allontanare i più lenti nello studio ritenendoli d’intralcio alla crescita dei figli. Viceversa, bisognerebbe farsi carico delle debolezze, aiutare i compagni in difficoltà dei figli. Personalmente, ho imparato moltissimo dallo stare con i più fragili».

Ecco quindi anche il grande tema del sistema scolastico italiano che, dalle scuole secondarie, spinge alla performance e avanza a suon di voti e non di relazioni e valutazioni. E, ancora, immagina sedute di studio pomeridiano in silenzio e solitudine per ragazzi che non sono mai stati abituati a stare da soli. «Bisognerebbe innanzitutto chiedersi a cosa serva la scuola», chiude Lancini. Il pensiero va a don Lorenzo Milani e don Giovanni Bosco: «Servono insegnanti e adulti autorevoli o autoritari?».

In questo contesto l’educazione digitale spaventa perché spesso sono genitori e insegnanti stessi a vivere in balia di smartphone e social network. «Regole come “il cellulare a tavola non si usa” sono un inizio ma non la soluzione. Virtuale e reale fanno parte della stessa vita. I video giochi, ad esempio, prima o poi diventeranno sport olimpici e fra i pochi lavori del futuro che conosciamo ci sono proprio quelli legati a questo settore: vietarli non avrebbe proprio senso. L’importante educare i ragazzi a gestire i device», dice ancora l’esperto. Il che significa, ad esempio, capire come vivono in internet e da qui riflettere sulla loro educazione e ruolo degli adulti: stanno perdendo tempo o si stanno sperimentando in spazi liberi,  senza il controllo degli adulti, che altrove non hanno?

Sul tema Lancini interverrà il 29 ottobre al convegno “Ognuno è speciale- Includere, valorizzare i talenti, gestire la classe” organizzato da Pearson Academy in collaborazione con CeDisMa (Centro studi e ricerche sulla Disabilità e Marginalità  dell’Università Cattolica di Milano), all’Università Cattolica di Milano. A parlare di inclusione, prevenzione del bullismo, uso formativo delle tecnologie, valorizzazione di talenti e diversità saranno anche Marco Rossi-Doria (ex sottosegretario alla Pubblica istruzione), Luigi d’Alonzo (Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità), Pier Cesare Rivoltella (ordinario di Didattica generale e Tecnologie dell’educazione all’Università Cattolica), Barbara Poggio (prorettrice alle politiche di equità e diversità all’Università degli Studi di Trento).

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