“Certo che mi sento personalmente colpito e coinvolto, credo che chiunque lo sarebbe, al mio posto”.
Non nasconde la sua emozione Fabrizio De Meis, quarant’anni, romano, fino a ieri patron del Cocoricò di Riccione, la discoteca più famosa della riviera romagnola. Una settimana esatta dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello che si è accasciato in pista dopo aver assunto una dose di ecstasy insieme a due coetanei, De Meis si è dimesso dalla direzione del locale.
Perché si è dimesso? Ha sentito il peso della responsabilità?
“La responsabilità riguarda tutti. Purtroppo il problema della droga è un problema mondiale e la situazione della nostra gioventù è drammatica, basta guardare gli ultimi fatti di cronaca. E’ di ieri l’arresto a Cervia di una ragazzina diciottenne trovata in possesso di 40 pasticche…Allora tutti sono chiamati in causa. La famiglia, la scuola, le forze dell’ordine. Non si può e non si deve scaricare ogni responsabilità sui gestori delle discoteche”.
La sua quindi è una protesta…
“Guardi, io sono da tre anni alla guida del Cocoricò e ho fatto di tutto, con la mia squadra, per cambiare l’immagine del locale. Campagne per il divertimento pulito, no allo sballo, abbiamo cambiato anche la musica. Ma con questo tipo di legislazione siamo di fatto impotenti. Questa è una guerra e io non posso combatterla senza armi”.
Si spieghi meglio.
“Noi gestori da anni chiediamo una legislazione più efficace. Io stesso sono stato più volte a Roma, ho incontrato parlamentari e sottosegretari. Mi sono battuto per una legge che ci consenta di non far entrare in discoteca chi abbia precedenti per droga o per spaccio. A Ibiza, per esempio, possono fare all’ingresso un tampone sul collo che permette di individuare chi è sotto effetto di sostanze. Io non posso fare niente di tutto questo. Posso investire sulla sicurezza, posso fare tutto quello che voglio, ma con questa legislazione le mie armi sono spuntate”.
Non tornerà sui suoi passi?
“Assolutamente no, finché le cose restano così non sono disposto a fare da capro espiatorio. I conti con la mia coscienza, naturalmente, li faccio anch’io, ma questo è un altro discorso”.