Il denaro serve, ma bisogna stare attenti «perché è lo sterco del diavolo». Papa Francesco incontra 7.000 cooperatori di Confcooperative, per i 70 anni dalla ricostruzione della Confederazione nata nel 1919 e sciolta durante il periodo fascista. A loro «che sfidano la matematica con la solidarietà, perché in cooperativa uno più uno fa tre» il Papa raccomanda di continuare ad avere « fantasia creativa per trovare forme, metodi, atteggiamenti e strumenti, per combattere la “cultura dello scarto”, quella che oggiviviamo, la “cultura dello scarto” coltivata dai poteri che reggono le politiche economico finanziariedel mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro. Globalizzare la solidarietà - questo si deve globalizzare, la solidarietà! - oggi significapensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessitàdi riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona che ha bisognocertamente di reddito, ma non soltanto del reddito! Pensiamo ai bisogni della salute, che i sistemidi welfare tradizionale non riescono più a soddisfare; alle esigenze pressanti della solidarietà,ponendo di nuovo, al centro dell’economia mondiale, la dignità della persona umana».E quindi li sprona a guardare non solo al passato, ma di continuare «ad aggiornare le buone e solide realtà che avete già costruito. Però abbiate anche il coraggio di uscire da esse, carichi di esperienza e di buoni metodi, per portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere e dove, purtroppo, il sistema socio-politico attuale sembra invece fatalmente destinato a soffocare la speranza, a rubare la speranza, incrementando rischi e minacce».
Papa Francesco denuncia quello che è diventata una regola «non dico normale, abituale… ma tanto spesso si vede: “Tu cerchi lavoro? Vieni, vieni in questa ditta”. 11 ore, 10 ore di lavoro, 600 euro. “Ti piace? No? Vattene a casa”. Che fare in questo mondo che funziona così? Perché c’è la coda, la fila di gente che cerca lavoro: se a te non piace, a quell’altro piacerà. E’ la fame, la fame ci fa accettare quello che ci danno, il lavoro in nero... Io potrei chiedere, per fare un esempio, sul personale domestico: quanti uomini e donne che lavorano nel personale domestico hanno il risparmio sociale per la pensione? Tutto questo è assai noto». Contro questo sfruttamento la Chiesa ha sempre incoraggiato la cooperazione sociale. Ma oggi è tempo di mettere nuovi rami.
In un'aula Paolo VI gremita il Papa rilancia il grido di Leone XIII: «Tutti proprietari e non tutti proletari», sottolinea l'importanza dell'economia di comunione e da incoraggiamenti concreti.
Il primo: le cooperative devono continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile, devono fondare nuove imprese, creare nuove possibilità di lavoro soprattutto per i giovani e le donne. Ma senza dimenticare gli adulti che restano senza lavoro e sono considerati inutili. Ma oltre alle nuove aziende occorre guardare anche a quelle che sono in difficoltà, «a quelle che ai vecchi padroni conviene lasciar morire e che invece possono rivivere con le iniziative che voi chiamate “Workers buy out”, “empresas recuperadas”, nella mia lingua, aziende salvate. E io, come ho detto ai loro rappresentanti, sono un tifoso delle empresas recuperadas!».
Un altro incoraggiamneto è quello di attivarsi «come protagonisti per realizzare nuove soluzioni di Welfare, in particolare nel campo della sanità, un campo delicato dove tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni».La missione è quella di rimettere la persona al centro.
«Il terzo incoraggiamento», aggiunge il Papa, «riguarda l’economia, il suo rapporto con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone. E’ noto che un certo liberismo crede che sia necessario prima produrre ricchezza, e non importa come, per poi promuovere qualche politica redistributiva daparte dello Stato. Prima riempire il bicchiere e poi dare agli altri. Altri pensano che sia la stessa impresa a dover elargire le briciole della ricchezza accumulata, assolvendo così alla propria cosiddetta “responsabilità sociale”. Si corre il rischio di illudersi di fare del bene mentre, purtroppo, si continua soltanto a fare marketing, senza uscire dal circuito fatale dell’egoismo delle persone e delle aziende che hanno al centro il dio denaro».
Il Papa spiega che non significa non voler crescere nel reddito, ma che l'impresa vada gestita
in modo realmente cooperativo coinvolgendo tutti nella cresita globale. «Il movimento cooperativo può esercitare un ruolo importante per sostenere, facilitare e anche incoraggiare la vita delle famiglie. Realizzare la conciliazione, o forse meglio l’armonizzazione tra lavoro e famiglia, è un compito che avete già avviato e che dovete realizzare sempre di più. Fare questo significa anche aiutare le donne a realizzarsi pienamente nella propria vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie!».
«Il quinto incoraggiamento forse vi sorprenderà! Per fare tutte queste cose ci vuole denaro! Le cooperative in genere non sono state fondate da grandi capitalisti, anzi si dice spesso che essesiano strutturalmente sottocapitalizzate. Invece, il Papa vi dice: dovete investire, e dovete investire bene! In Italia certamente, ma non solo, è difficile ottenere denaro pubblico per colmarela scarsità delle risorse. La soluzione che vi propongo è questa: mettete insieme con determinazionei mezzi buoni per realizzare opere buone. Collaborate di più tra cooperative bancarie eimprese, organizzate le risorse per far vivere con dignità e serenità le famiglie; pagate giusti salari ai lavoratori, investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie. Non è facile parlare di denaro. Diceva Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo, ripreso poi da san Francesco d’Assisi, che “il denaro è lo sterco del diavolo”. Lo ripete ora anche il Papa: “il denaro è lo sterco del diavolo”! Quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica,vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale.Per questo vi dico che fate bene – e vi dico anche di farlo sempre più – a contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioèdi una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della verae autentica cooperazione».