Le mura bianche nella della parrocchia della Madonna di Guadalupe crivellate da proiettili e un appello alla fratellanza, ma anche alle autorità di intervenire. Nella comunità di Guachochi, nello stato di Chihuahua, nel Messico del nord, l’appello del sacerdote alla difesa della gente, è un gesto di coraggio. In questo Paese, anche se tra i più cattolici del mondo, il rischio di denuncia può costare la vita.
Lunedì 5 giugno, nella comunità di Santa Anita, una realtà a forte presenza di popolazione indigena, c'è stata una sparatoria, un clima di paura e insicurezza ha colpito tutta la cittadina. Davanti alla parrocchia, quando il pericolo sembrava terminato, gli abitanti hanno fatto una macabra scoperta: c’era il corpo di un uomo decapitato.
Uomini e donne dei paesi di Santa Anita, el Rosado el Nacachi, sono corse in chiesa per pregare e implorare la fine delle violenze che hanno fatto scappare intere famiglie dai loro villaggi. Case distrutte, animali dispersi e la paura della povertà che minaccia le loro esistenze, sono le conseguenze generate in quest’area rurale non lontana dalla strada che porta agli Stati Uniti. I maestri delle scuole delle comunità rurali hanno testimoniato il clima di terrore che colpisce aree ricche di una natura incontaminata con foreste straordinarie, ma allo stesso tempo povere e marginali come queste.
“Nella comunità di Santa Anita i proiettili hanno sfregiato le immagini del Cristo e della Madonna, colpite in segno di disprezzo da chi vuole imporre terrore e paura per sostituirsi all’ordine costituito in questa fetta del Messico”. Sono le parole del parroco, padre Enrique Urzùa Romero. In un clima di angoscia, nel giorno del Corpus Domini, il sacerdote ha pregato per gli autori delle violenze. Siamo nello stesso stato dove un anno fa furono trucidati due sacerdoti Gesuiti, Javier Campos Morales e padre Joaquín César Mora Salazar, uccisi il 20 giugno 2023 nella chiesa di Cerocahui, remoto villaggio della Sierra Tarahumara nel medesimo Stato settentrionale di Chihuahua
“Profanando il tempio di una comunità hanno violato ciò che di più religioso il popolo custodisce, hanno profanato il luogo dell’incontro di una comunità di credenti, dove sperimentano la loro fede. Questi non sono episodi isolati, purtroppo, ecco perché chiedo aiuto alle autorità competenti, affinché agiscano per tutelare la nostra terra”. Ma non è tutto, il sacerdote si è rivolto anche agli autori della sparatoria, “Fratelli ascoltate la voce di Dio. Sono certo che la maggioranza di voi è stata battezzata, siamo fratelli. Stiamo pregando per voi, per la vostra conversione. Vi nascondete tra le montagne, combattendo anche voi la fame. Il Signore vi dona la libertà. Vi abbraccio e prego per voi”. Scrive padre Enrique Urzùa Romero, il parroco di Guachochi.
La conferenza episcopale del Messico e la Compagnia di Gesù hanno inviato un appello di preghiera e solidarietà alla comunità colpita. Le autorità riferiscono che fuori dalla parrocchia sono stati trovati oltre alla persona decapitata, più di 700 bossoli, segno di una violenza esasperata.