La povertà, la giustizia sociale, la difesa dei più deboli e della vita “dal concepimento fino alla morte naturale”. E infine un appello forte contro la corruzione.
Papa Francesco nelle Filippine dedica la prima giornata a Manila, tra enormi folle che lo abbracciano per le strade della capitale. Propone una riflessione sulla democrazia e le sue difficoltà a difendere tali valori.
Il Paese è diviso tra pochi ricchi e tanti poveri, con un senso debole del bene comune. Il Papa visita il presidente Aquino, parla ai diplomatici, celebra la messa nella cattedrale con i vescovi i sacerdoti e i religiosi e in serata, ora locale, sette ore in più dell’Italia, incontra le famiglie. Invita ad “assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana”, a “spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, che danno origine a palesi e scandalose diseguaglianze sociali”.
La Chiesa delle Filippine ha proclamato quest’anno “Anno dei poveri” e il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, ha chiesto sobrietà anche nell’organizzazione del viaggio del papa. Bergoglio ha parlato con chiarezza e poi è andato a visitare una casa per i bambini di strada, che sono migliaia nelle Filippine, accanto alla cattedrale di Manila, di una fondazione cattolica guidata da un sacerdote francese.
Ha osservato che oggi le Filippine devono affrontare la sfida della costruzione di una società moderna, costruita su “solide basi” e pronta ad “affrontare nuovi e complessi problemi etici e politici”.
La Chiesa nelle Filippine ha avuto in passato, al tempo del cardinale Sin, un grande ruolo politico per riportare il Paese alla democrazia dopo la dittatura di Marcos. Oggi di fronte alla secolarizzazione deve orientare il suo ruolo e il suo peso nell’indicazione di un percorso politico che tenga in maggior conto la solidarietà.
Alle comunità cristiane il Papa ha chiesto di diventare “circoli di onestà”, insomma di dare l’esempio di una “vita onesta, integra e impegnata per il bene comune”, per sradicare, ha ripetuto ai sacerdoti e ai religiosi, “le cause della diseguaglianza e dell’ingiustizia, profondamente radicate, che macchiano il volto della società filippina”.
Li ha invitati a non “cadere in un certo materialismo”, che “compromette la testimonianza” e a “diventare poveri”. Poi ha raccomandato ai sacerdoti di proclamare sempre “la bellezza e la verità del matrimonio cristiano in una società che è tentata da modi confusi di vedere la sessualità”. E ha denunciato che il matrimonio cristiano “è sempre più sotto l’attacco di forze potenti che minacciano di sfigurare il piano creativo di Dio”.
Le famiglie invece, ha ribadito incontrandole, “sono importanti nel piano di Dio per la Chiesa”. Ha analizzato la situazione delle Filippine, dove la situazione economica ha provocato una grande emigrazione, disgregando molte famiglie.
E’ un vero problema per le Filippine, ma non è di facile soluzione, perché gli emigranti, che sono oltre 10 milioni, rimandano in patria oltre 20 milioni di dollari all’anno, indispensabili all’economia del Paese.
Bergoglio ha osservato tuttavia che ciò non risolve il problema della povertà, che resta e al quale si aggiungono altri drammi provocati da materialismo: “Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana”.
Inoltre ha proseguito il Papa “la famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita”.
Parlando a braccio in spagnolo ha aggiunto alcune molto severe, invitando a contrastare la “colonizzazione ideologica contro la famiglia”, esattamente come è stato fatto dal popolo filippino per “dire no alla colonizzazione politica”.
E poi ha ricordato l’impegno per la vita di Paolo VI, primo pontefice a visitare le Filippine nel 1970, che ebbe il “coraggio” di andare controcorrente con l’enciclica Humanae Vitae: “Ai confessori chiese di essere il più misericordiosi possibile e comprensivi con i casi di maggior sofferenza”, ma si occupò della “minaccia della distruzione delle famiglia a causa della privazione dei figli”: “Paolo VI era coraggioso, e un buon pastore e allertò i suoi figli, di quello che stava per accadere, e mi auguro che ci benedica oggi dal cielo”.