La frase che fa discutere in materia di lavoro, di licenziamento disciplinare e di reintegro, è stata pronunciata dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia: «Secondo me, bisogna prevedere sempre (in caso di licenziamento disciplinare illegittimo ndr.) il reintegro, perché c’è un rischio di spoil-system politico (si presume si debba intendere il rischio che a ogni cambio di Governo giri la giostra per i dirigenti del pubblico impiego e che qualcuno resti giù ndr.), che un un’azienda (privata ndr.) non c’è».
La frase, come si diceva, fa discutere perché determinerebbe, se diventasse definitiva nella riforma della Pa – più indietro della riforma del lavoro altrimenti nota come Jobs act - una significativa differenza di trattamento tra dirigenti privati e pubblici. Per i primi infatti non è previsto il reintegro ma solo l’indennizzo in caso di licenziamento giudicato illegittimo, a meno che non si tratti di un provvedimento discriminatorio o nullo.
Se la frase pronunciata dal Ministro Madia dovesse tradursi in legge - ma serve tempo, la legge delega che andrà al voto in commissione Affari istituzionali dopo il 29 gennaio - i dirigenti pubblici godrebbero, a riforma conclusa, di tutele precluse ai loro colleghi del privato. Non è chiaro, invece al momento, quale sarebbe in questo senso il destino dei dipendenti della Pubblica amministrazione a livelli diversi dai dirigenti: non si capisce se seguiranno – in tema di licenziamento disciplinare e reintegro - il destino dei loro colleghi del privato già “riformati” con il decreto del Jobs act in materia o il destino dei dirigenti pubblici, come uscirà dalla riforma della Pa.
Nemmeno ai dirigenti pubblici, però – stando alla legge Delega e ai suoi emendamenti - la riforma, reintegro di cui sopra a parte, darebbe particolari garanzie di stabilità, anzi. Si prevede, infatti – al momento -, che i dirigenti pubblici saranno inseriti tutti (ad eccezione degli amministrativi del Servizio sanitario nazionale) in ruoli unici (uno a livello statale, uno a livello regionale, uno a livello di enti locali) e che da lì verranno chiamati nei ruoli diversi in cui ci sia bisogno, col rischio di venire licenziati qualora non ricevessero incarichi per due anni consecutivi. Non solo, sarà previsto un tetto non soltanto assoluto, ma anche in percentuale, ai loro stipendi, ancora da definire.
Si collegherà invece la loro responsabilità amministrativa e contabile agli atti di sola “gestione” escludendo quelli di “indirizzo politico” per i quali si presume che il dirigente dia esecuzione alle scelte politiche di chi lo indirizza.