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lunedì 09 settembre 2024
 
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Don Davide Banzato:  «Vivere il Natale alla scuola degli "ultimi" e degli "scartati"»

23/12/2022  Dio chiama per nome. Dio ama, Dio rialza chi è caduto. Il sentirselo ricordare da chi ha vissuto anni d'inferno e (accade anche da noi, nelle Comunità Nuovi Orizzonti)  sta mettendo insieme i cocci di una vita randagia rende la preghiera più intesa. Scuote una fede spesso tiepida e abitudinaria

Nelle Comunitá Nuovi Orizzonti chiunque può parlare meditando il Vangelo, cercando ci capire cosa lo Spirito Santo dica al suo cuore per rendere la Parola carne, Mistero che in ogni Natale e in ogni oggi può rinnovarsi, se - come dice Crisostomo - “come pietre focaie” permettiamo con attenzione, fatica e tempo adeguato, che nasca una scintilla.“Spesso lo Spirito Santo parla attraverso l’ultimo arrivato”.

Così offro alcuni spunti ricevuti dai ragazzi in comunità. 

Un ragazzo, che ha vissuto l'inferno fin dalla sua nascita, essendo stato abbandonato più volte, tradito e riabbandonato, arrivando un giorno ad un tentato suicidio da cui è stato salvato per miracolo,  in comunità ha letto e commentato un passo di  Luca, per la precisione i versetti 57-66 tratti dal capitolo 1. . In questo brano si legge: “Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».”

“Marcos” (il nome è di fantasia, vogliamo tutelarne) ha detto che i suoi genitori adottivi non sapevano scrivere il suo nome che nei documenti porta storpiato. Porta nel cuore ferite di abbandono continue. Ferite che lo hanno portato a sentirsi non amato, non desiderato, uno scartato senza valore a tal punto di non ritenere di essere degno di amore e di vivere più. 

Quando ha sentito che Dio lo ha chiamato “per nome”, questa esperienza, fatta nel cuore e nella concretezza di chi lo ha accolto, lo ha portato a vivere quanto si narra in questo Vangelo: “Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio”.

Oggi benedice Dio. È un Figlio amato. La sua lingua si è sciolta. Il suo mutismo è rinato ed esploso in un cantico di Lode che è la vita spesa per gli altri cercando di essere per chi incontra strumento di Amore perché lui può capire cosa significhi sentirsi soli, scartati, abbandonati e traditi da tutto e tutti; ma anche che basta così poco per smarcherete questa falsità, sciogliere questa “lingua” rendendola capace di tornare a parlare il linguaggio di Amore per cui siamo stati tutti creati.

Ed è Natale, sì, se si fa esperienza di questo Amore nella fragilità, debolezza e realtà del nostro essere abbracciato da Colui che si è fatto Via nella piccolezza, nella povertà, nell’imprevedibilità della mangiatoia di Betlemme. 

Prepariamoci a vivere il Natale aprendo il cuore, tornando a sentire pronunciato il nostro “nome” da Colui che è Amore e sciogliendo cuori e lingue dinnanzi a ciò che Dio ha operato e vuole operare in ciascuno di noi, per renderci suoi strumenti di Amore, non buttando nulla della nostra storia, ma usando le nostre voragini e baratri infernali, perché le ferite diventino feritoie per trasmettere il Suo Amore.

Marcos ha vissuto anche la povertà. Quella vera. Senza avere di cui vivere, senza avere da mangiare e senza avere la luce in casa. “Ho dovuto essere adulto da bambino, provvedendo agli fratelli acquisiti facendo da padre. Anche questo in realtà emmi ha cresciuto. Ho sofferto. Ma oggi sento sono chiamato ad essere come Giuseppe e Maria, fiducioso che la Provvidenza davvero provvede e una Stella ci indicherà il cammino, anche se su vie e luoghi inattesi, impervi, ma poi sostenendoci in ogni presente al momento giusto. È ciò che vivo oggi! E se è stato possibile per me lo è per chiunque!”.

Conclude: “Dio ti rimette sul progetto originario. Lui ti fa vedere il senso per la tua vita e che c’è e che Lui c’era anche quando ti sentivi abbandonato e pensavi di essere sbagliato e non amabile”.

Allora lasciamoci raggiungere da questo Vangelo e da questa meditazione dei Piccoli che porta un messaggio: “Dio ti ha amato sempre. E ti ama anche ora. Se a volte senti la spinta a tornare indietro, a credere a quelle menzogne che la vita ti ha attaccato addosso come etichette e a tornare ad avere paura e a tornare “muto”, non essere “senza voce” perdendo la parola, ma rimetti tutto in Dio e credici, perché Dio crede nel tuo nome. Credi che Dio può ridonarti la parola e puoi tornare nel suo Amore!”.

Altri ragazzi con altre storie di vita legate a dipendenze e strada hanno detto altrettanti concetti frutto di una lettura sapienziale ed esperienziale. 

Alcuni spunti. 
“Una comunicazione attraverso l’essere muti per 9 mesi, che palestra diventa nella vita, una rieducazione comunicativa, una gestualità che deve sopperire, un leggere gli sguardi, un dover andare oltre un silenzio che è ineludibile. Un esercizio che alcuni vivono perché la vita ci ha resi muti. E noi non riusciamo a dire ciò che abbiamo dentro o nessuno riesce a leggerci dentro. Dovremmo riuscire a vincere questo mutismo”. 

Come? Vivendo come Zaccaria e Elisabetta, fidandoci sempre e comunque di Dio e rimettendoci sempre in Dio pienamente, perché con Lui si va oltre ciò che appare e si potrà imparare a leggere oltre i “mutismi” e i “silenzi” in cui tanti, anche con un’apparenza di “vita felice”, vivono dentro. 

In preparazione al Natale, spunti e riflessioni dal basso, dagli “scartati dal mondo”, che Dio e Gesù nei Vangeli prediligono, in una opzione preferenziale capace di metterci in ascolto davvero dello Spirito.

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"I viaggi del cuore" con le riflessioni di don Davide Banzato
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