“L’indagine di Spotlight? Un’inchiesta intelligente. E il film ispirato alla vicenda? Un bel film che di certo farà del bene alla causa. Il clamore mediatico del film, fresco di Oscar, e nelle sale in questi giorni, assieme alle deposizioni del cardinal George Pell davanti alla Commissione Reale hanno rialzato l’attenzione sul drammatico fenomeno della pedofilia. Ma nel contempo rischiano di deformarne il racconto: uno spettatore sprovveduto potrebbe essere indotto a pensare che la piaga degli abusi sessuali sui minori sia solo “interna” al mondo della chiesa e che i pedofili siano solo preti”, esordisce così don Fortunato di Noto, sacerdote conosciuto in tutt’Italia per le sue battaglie contro la pedofilia, nonché fondatore dell’associazione Meter.
“Invece in questi lunghi anni, e soprattutto dal 2002, quando scoppiò lo scandalo dei preti pedofili a Boston, con le conseguenze che tutti conosciamo, la Chiesa al suo interno ha percorso una lunga marcia di penitenza e pulizia. E da qui non si torna più indietro. Se un vescovo copre ancora le colpe di un suo sacerdote, va rimosso subito. Punto e basta”. Il sacerdote siciliano si riferisce ai tanti interventi degli ultimi due pontefici in questo senso e alle molteplici iniziative attuate per contrastare gli abusi sessuali e dare risposta alle vittime. Chi non ricorda la lettera ai fedeli irlandesi del 2010 firmata papa Benedetto XVI? Per arrivare agli ultimi duri pronunciamenti di papa Francesco. “Questo Papa – continua Di Noto - oltre ad avere le idee ben chiare sul dramma, ha ancor più chiaramente segnato la prassi da seguire: chi si macchia di questi delitti è fuori dalla Chiesa. Oggi un consacrato che viene riconosciuto responsabile di atti di pedofilia viene ridotto allo stato laicale”.
“Nel frattempo, però, il fenomeno pedofilia è dilagato nel mondo. La capacità di diffusione della pedopornografia online, nello specifico, sembra non trovare resistenze. Questo è il vero dramma che coinvolge centinaia di migliaia di minori innocenti”, prosegue il sacerdote.
Tornando sulla questione Chiesa-pedofilia, don Di Noto non nasconde la presenza di resistenze al cammino intrapreso dalle Conferenze episcopali e dalle diocesi. “Non basta dotarsi di “linee guida” per contrastare il fenomeno”, afferma. “Se guardo all’Italia, ad esempio, osservo ancora una frammentazione di interventi, lasciati più alla volontà dei singoli pastori, che dettati da un coordinamento effettivo. Ciò che manca, in altri termini, è una pastorale organica quotidiana, come esiste in altri ambiti della vita della Chiesa. Mi capita ancora di incontrare qualcuno che nelle parrocchie mi chieda di non insistere sulla questione pedofilia, perché tematica sconveniente”.
Sulla mancata consapevolezza della gravità degli atti in questione, il fondatore di Meter aggiunge: “Nel mio girare per le diocesi italiane mi sono imbattuto più d’una volta in vescovi che non mi pareva avessero colto per nulla la pericolosità e la dinamica di questa perversione, e i disastri che causa nelle vittime”.
In questi giorni il cardinale Pell ha rilasciato alla Commissione australiana d’inchiesta sugli abusi sessuali ai minori una lunga deposizione sulle violenze perpetrate dal clero australiano tra il 1970 e il 1980. Le perplessità di don Di Noto su queste testimonianze sono molte: “Non ho sentito grandi parole di libertà e verità".