Sul suo biglietto da visita Caterina
Ferrazza, dopo il nome,
potrebbe far scrivere una sola
parola: rompiscatole. «Sì», ammette
divertita, «nella mia vita
ho sempre fatto la rompiscatole.
Però tutti mi hanno
apprezzato perché mi sono
sempre battuta per l’intera collettività,
non per i miei interessi».
La collettività che sta a cuore a Caterina
è quella dei non vedenti e dei disabili.
Lei stessa, a 56 anni, è vittima
della cecità e della disabilità.
Non vede
dalla nascita (il forcipe con la quale fu
estratta dall’utero le lesionò il nervo ottico)
e all’età di due anni e mezzo si ammalò
di poliomielite. Dal 1998 è costretta
a muoversi sulla sedia a rotelle a causa
di una grave forma di osteoporosi.
«Il medico mi disse: “Nelle tue condizioni
o ti metti a letto o devi usare la carrozzina”.
Non ho avuto dubbi. Figurati
se me ne stavo ferma a letto».
Nel 2006 ha fondato la cooperativa
sociale Handy Systems, con la quale
pubblica riviste per non vedenti e ipovedenti,
stampate in Braille o in caratteri
molto grandi. Già ideatrice del settimanale
di attualità per non vedenti Braille News, da questo mese farà
stampare nella sua tipografia Notizia
Cristiana, un quindicinale che pubblicherà
in Braille una selezione delle notizie,
dei commenti e degli approfondimenti
editi da Famiglia Cristiana. La tipografia
si trova ad Ardea, a sud di Roma.
Caterina si muove sulla carrozzina
affiancata dal pastore tedesco Laika e
circondata da alcuni dei suoi collaboratori,
fra i quali la figlia Cristina.
Una grande passione: la radio
Caterina
è nata qui vicino, ad Aprilia. «La polio
», racconta, «si manifestò con febbri
continue. Fui operata tre volte, ma pur
zoppicando potevo camminare. Mia madre
però voleva tenermi a casa, mi diceva:
sei donna, sei cieca e sei zoppa, a che
ti serve studiare? Io invece mi sono ribellata,
grazie al sostegno di mia nonna.
Volevo andare a scuola. A 9 anni
una maestra mi ha insegnato a leggere
in Braille, così ho potuto diplomarmi
all’Istituto commerciale. Intanto avevo
imparato a usare la macchina per scrivere
Olivetti.
Alle selezioni per dattilografe
si doveva scrivere bendate, io non ne
avevo bisogno e me la cavavo bene seguendo
la posizione dei tasti».
Così, Caterina comincia a lavorare
come centralinista e all’ufficio acquisti
di un’azienda. Nel frattempo scopre
una grande passione: la radio. «Era
l’epoca delle radio libere e cominciai a
collaborare con Radio Tele Aprilia. Stavo
in studio ogni mattina. Mandavo i
brani musicali con le dediche e davo
consigli per la vita domestica. Nessuno
poteva immaginare che al microfono ci
fosse una non vedente».
In radio Caterina conosce Giovanni,
che sposa nel 1982. Dal matrimonio nascono
nel 1988 Cristina e nel 1993 Eugenio.
Lei trova lavoro presso una Asl e si
impegna nelle associazioni per i diritti
dei disabili. «Faccio parte di molte consulte
e commissioni. Ero sul punto di
impegnarmi in politica, poi ho lasciato
perdere. Di battaglie ne ho fatte tante,
penso a quelle per l’integrazione nelle
scuole e per l’accesso ai trasporti pubblici
».
Quando le chiediamo il bilancio di
queste battaglie, lei fa una smorfia che
accompagna parole amare: «Venti anni
fa si faceva molto di più per i disabili.
Oggi solo chiacchiere. Ci dicono che i
soldi non ci sono e ci tolgono sempre di
più i servizi: poco alla volta perdiamo i
diritti conquistati con tanta fatica».
Ma è davvero solo un problema di
soldi? «No, perché quando si vuole i soldi
li trovano. Credo che ci siano anche
più indifferenza e superficialità. Non
ha idea di quante lavate di capo ho fatto
agli architetti che progettano male
gli scivoli per i disabili!».
Questo e tanto altro Caterina lo direbbe
volentieri anche a Matteo Renzi,
che spera di incontrare presto. Intanto
c’è da mettersi al lavoro per il primo numero
di Notizia Cristiana, con la copertina
dedicata a Paolo VI. «Per noi è una
nuova avventura», dice, «ma a me le avventure
non hanno mai fatto paura».