Papa Francesco incontra in piazza San Pietro alcune coppie di novelli sposi. Foto: Osservatore Romano.
«Accompagnamento, discernimento, integrazione». Monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, segretario del C9 (il Consiglio dei cardinali che aiuta il Papa nel governo della Chiesa) e, in questo Sinodo, membro della Commissione incaricata di redigere il testo finale, spiega che «sono queste le parole chiave per leggere il documento consegnato al Papa. La dottrina generale della Chiesa è pienamente conservata, ma cambia lo sguardo, che è lo sguardo con il quale Dio guarda al mondo, cambia il linguaggio e cambia l’atteggiamento, in una direzione più rispettosa di una realtà fragile e complessa come quella umana».
La terza parte del documento, dove si è concentrata la vivacità del dibattito, «affronta i problemi con gradualità», aggiunge il vescovo. «Si va dalla difficoltà dei giovani che non vogliono assumersi alcuna responsabilità alle coppie che già convivono, a quelle che sono sposate civilmente, ai separati, ai divorziati risposati. Le situazioni sono diverse e per ciascuna si dà una indicazione. Si è cercato di vedere quali possano essere gli elementi positivi delle varie situazioni per accompagnarle e incoraggiarle verso una maturazione. Per esempio, verso il matrimonio cristiano per i conviventi e le persone sposate civilmente».
Essenziale è il richiamo ad alcuni principi generali. «L’esame di coscienza, innanzitutto. Il documento dice chiaramente che i divorziati risposati devono chiedersi cosa hanno fatto quando il matrimonio è andato in crisi, come si sono comportati con i figli, se hanno fatto il possibile per salvare il matrimonio e via di seguito. Sono piste di discernimento. Il principio generale che viene richiamato è quello del Catechismo: in alcune circostanze “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate”. Nel documento abbiamo scritto che “in determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni».
Questo non significa, conclude monsignor Semeraro, «accesso generalizzato ai sacramenti, ma discernimento caso per caso. Almeno questa è la proposta presentata al Papa. E vale la pena ricordare che il documento, che a me sembra di grande respiro, non è di immediata applicazione. Sarà il Papa a dare le indicazioni precise per tutta la Chiesa».