Al dito la fede, benedetta di
nuovo, di Santa Rita, «perché
quella del matrimonio l’ho
fatta fondere. Ero così arrabbiata
che o fondevo l’anello o
fondevo lui». Ha un sorriso
contagioso, Antonella. Anche
se la felicità ritrovata con suo
marito Nicola non è stata a basso prezzo.
Sei anni di separazione prima del
riavvicinamento definitivo. E adesso
Paolo e Sara, 14 e 11 anni, guardano i
genitori abbracciati e sorridono. Divertiti
anche loro della ritrovata complicità
tra la loro mamma e il loro papà.
«Non è stato semplice», raccontano,
seduti vicini nella loro casetta di Guidonia.
«Abbiamo dovuto imparare a tirare
fuori le emozioni, a dire quello che provavamo,
a perdonarci, a pensare in termini
di noi e non di io».
Decidere è fondamentale
Sul mobile
accanto un cubo di legno, quello di Retrouvaille,
letteralmente “ritrovarsi”,
un’esperienza cristiana nata in Canada
nel 1977 e oggi estesa in quasi tutto il
mondo. Sulle facce del dado le 5 “d” da
tenere sempre presenti nella vita di
coppia: “darsi da fare”, “dialogare”, “discutere”,
“desiderare”, “decidere”.
«Proprio decidere è la parola fondamentale
». Bisogna decidere che si vuole
stare insieme, che si vogliono superare
i problemi, spiega Nicola. Entrambi
infermieri, 43 e 42 anni, sposati nel
1999, Antonella e Nicola Lops capiscono
presto che il matrimonio «non era esattamente
come ce lo eravamo immaginato:
una bella favola senza problemi,
una famiglia felice senza difficoltà».
E invece le difficoltà arrivano, con
la malattia del padre di lui, con la gravidanza
di lei. «Ci siamo via via allontanati
sempre di più. Lui mi rimproverava
di non essergli abbastanza vicino
nell’affrontare la malattia e poi la morte
del suo genitore. Io gli rimproveravo
di non essere vicino a me durante la
gravidanza. Fatto sta che ciascuno ha
cominciato a pensare a sé stesso, si parlava
solo per litigare».
Lei sempre più concentrata sui figli,
lui che cercava sfogo altrove. Arrivano
i tradimenti, sempre più difficili da
sopportare, e poi la separazione. Lei resta
in casa con i bambini, lui torna a vivere
da sua madre. Passano così sei lunghi
anni, «in cui però abbiamo cercato di essere buoni genitori, di non far soffrire
i bambini. Quasi quasi siamo stati
più vicini in questi sei anni che quando
stavamo insieme».
La separazione, confessa Nicola,
«per me era stata una liberazione. Ormai
vedevo il matrimonio come un sistema
oppressivo, volevo fuggire dalla
famiglia. Poi, però, sono arrivati i sensi
di colpa, nei confronti di mia moglie,
ma soprattutto dei ragazzi per averli abbandonati.
Ho allora cercato di essere
un genitore presente, un padre vero. È
questa la molla che mi ha spinto anche
a cercare un dialogo con Antonella».
Parte da qui il lento riavvicinamento.
Poi i consigli di un’amica, l’incontro
con Retrouvaille. «Abbiamo fatto un
week-end a Vallombrosa, in Toscana,
proprio lo scorso ottobre. Da lì abbiamo
preso la decisione di fare il percorso
che ci proponevano, di provare a tornare
insieme».
Il pilastro della preghiera
Non è stato
semplice, «perché non è che i problemi
spariscono. Però abbiamo cominciato
a vederli in altro modo». Anche con
l’aiuto della fede. «La preghiera è uno
dei pilastri della nostra famiglia», spiegano
insieme, guardando le tre Bibbie
a portata di mano nel soggiorno.
«Siamo determinati ad andare avanti.
Il Signore ci ha fatto veramente un
grande dono a farci ritrovare e noi non
smetteremo mai di ringraziarLo per
questo. Sappiamo che ci saranno altri
momenti difficili, ma anche che Lui
non ci lascerà soli».