Fiumane di ragazzi che sciamano da un locale all’altro o siedono a chiacchierare su panchine e scalinate, persino accovacciati sui marciapiedi. Panini, birre e cocktail alla mano. Compagnie di liceali e universitari che affollano (spesso senza mai entrarci davvero) gli ingressi dei bar alla moda. Infine, l’ultima tendenza delle “notti bianche”, serate all-night-long organizzate dai comuni, con eventi, spettacoli musicali e negozi aperti fino a tarda sera.
D’estate, tra i ragazzi ma non solo, c’è il desiderio di aggregazione, di ritrovarsi con gli amici al termine della giornata di lavoro o di studio, specie nel fine settimana.
Venerdì, sabato, spesso anche il giovedì sera, piazze e spazi aperti della città, in particolare nelle zone dove sorgono bar e locali notturni, vengono presi d’assalto e diventano teatro della movida, termine trasposto dall’omonimo fenomeno giovanile nato in Spagna e in particolare nella movimentata Madrid della fine degli anni Settanta. Oggi sta a indicare il tipico stile di vita cittadino all’insegna del divertimento e dell’animazione notturna.
Adolescenti a rischio di abuso d'alcol
Che ai ragazzi piaccia la movida è acclarato. Ma una recentissima ricerca condotta dal Censis per conto di Fipe, la Federazione Italiana pubblici esercizi, porta un dato eclatante: ben il 92 per cento dei giovani la apprezza e anche il 42 per cento delle persone di una certa età giudicano importante che vi siano zone delle città caratterizzate dalla concentrazione di locali per mangiare, bere qualcosa, ballare, divertirsi.
“Condividere in compagnia di altre persone il tempo libero fa parte della natura dell’essere umano”, commenta il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Stoppani. “Un comportamento che esiste da sempre e che negli ultimi decenni è stato identificato come movida, termine che richiama i temi della socializzazione, della qualità della vita, del turismo, della cultura, della fruizione dei centri storici. Purtroppo tutti questi aspetti positivi passano in secondo piano per i connotati negativi che la movida può generare sul territorio”.
Ed ecco che le cronache dei giornali raccontano di quella che è già definita mala movida: giovanissime vittime dell’abuso di alcolici e purtroppo anche di droghe, gravi incidenti stradali nei pressi di discoteche e locali notturni soprattutto nel fine settimana, traffico caotico e ingestibile nelle zone di bar e angoli della movida, comitati di cittadini arrabbiati per il rumore e il disordine, spesso incattiviti con le forze dell’ordine che, secondo loro, non intervengono tempestivamente.
No alla mala movida
Alla mala movida, insomma, contribuiscono diversi fattori di degenerazione: un rapporto sbagliato e pericoloso nei confronti dell’alcol da parte dei giovani e anche dei teenagers (persino di 12-13 anni); regole e ordinanze comunali sugli orari di chiusura dei locali, che spesso rincorrono il problema senza arrivare a una vera soluzione; comportamenti spregiudicati da parte dei gestori di bar e discoteche. Infine, l’ordinaria e purtroppo sempre più comune maleducazione.
Insomma, movida sì o movida no? Ci possono essere altre forme di aggregazione più sane e positive per i giovani e non solo? A entrambe queste domande noi ci sentiamo di rispondere sì. E alla seconda in particolare rispondiamo parlando anche di Luce nella notte, un’iniziativa già in atto da alcuni anni a Milano, proprio nei luoghi della movida giovanile, per portare il segnale che anche la Chiesa e la fede possono essere presenti nella festa e rappresentare la gioia di stare insieme.
E vi giriamo a nostra volta la domanda: è davvero così aberrante che i giovani scelgano alcune zone delle città per incontrarsi e stare insieme specie nelle calde serate d’estate? La risposta, lasciando da parte i pregiudizi, forse l’avete già.
Tenendo fermo il punto che anche noi riteniamo, come si legge ormai da ogni parte, che a creare un rapporto critico con l’alcol da parte dei giovani possa essere proprio una movida mal gestita. Non solo per cinismo da parte dei gestori di alcuni locali o per mancanza di una risposta ferma da parte delle autorità che governano le città. Ma anche e molto più semplicemente per colpa di noi genitori, che dovremmo sempre tenere a mente il nostro ruolo di dispensatori di gioie ma, ahimé, anche e soprattutto di sani divieti. Sta anche a noi mettere in guardia i nostri figli, specie se adolescenti, dai rischi della trasgressione, che purtroppo è un passaggio dell’età. E a dare il nostro stop alla notte, impartendo inderogabili orari per il rientro a casa.