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domenica 15 settembre 2024
 
la storia
 

Giornata mondiale del malato: a Casoria il Sinodo in corsia

11/02/2022  Oggi si celebra la trentesima Giornata mondiale istituita nel 1992 da san Giovanni Paolo II per ricordare chi soffre. Pazienti, medici, infermieri, operatori socio-sanitari e impiegati della struttura dei Camilliani vicino a Napoli cominciano il cammino sinodale. Con l'arcivescovo, monsignor Domenico Battaglia

Monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di  Napoli, durante l'ultima visita all'ospedale Santa Maria della Pietà dei padri Camilliani di Casoria (Na), il 16 novembre 2021.  A sinistra, fratel Carlo Mangione. Tutte le fotografie di questo servizio sono state fornite dai Camilliani, per gentile concessione..
Monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, durante l'ultima visita all'ospedale Santa Maria della Pietà dei padri Camilliani di Casoria (Na), il 16 novembre 2021. A sinistra, fratel Carlo Mangione. Tutte le fotografie di questo servizio sono state fornite dai Camilliani, per gentile concessione..

L'anno scorso lo sguardo fraterno e commosso dell'arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia si posò sui pazienti delle terapie intensive dell'ospedale Cotugno di Napoli. Il Covid era ancora il mostro quasi imbattibile che mieteva vittime. Oggi, a un anno di distanza, la giornata del malato viene celebrata ancora una volta tra le corsie di un ospedale e si arricchisce con l’apertura del Sinodo. Un celebrazione che vede protagonisti i malati, coloro che parlano con lo sguardo, che ascoltano i medici e che si rimettono nelle mani degli infermieri ma soprattutto si affidano spiritualmente ai padri camilliani. E proprio con questo spirito che il vescovo Battaglia camminerà tra i letti del reparto di medicina e di oncologia all'Ospedale Santa Maria della Pietà dei padri Camilliani di Casoria.

Trenta minuti dopo le sette del mattino si celebra la prima Messa per il personale ospedaliero con padre Luigi Maglione superiore della comunità camilliana poi seguirà l'adorazione eucaristica e infine alle 13 il colloquio con alcune suore Figlie di San Camillo con a seguire l'incontro con personale e tirocinanti. Alle 16.30 si torna tra i malati con una messa in corsia celebrata da monsignor Battaglia. Una funzione dedicata esclusivamente a malati e personale sanitario. Una scelta importante quella della Diocesi di Napoli che è motivo di gioia poiché il Sinodo, come ha ricordato papa Francesco, è camminare insieme. "Noi ci siamo chiesti cosa significasse  camminare insieme - spiega fratel Carlo Mangione - vuol dire non solo parrocchie, e movimenti ma soprattutto malati e poveri perché, la loro, è presenza reale di Gesù che ci ha assicurato la sua presenza in ognuno di loro". 

 

Vivere in ospedale vuol dire soprattutto aprire il cuore, ascoltare. "Ascolto anche  ciò che dicono gli operatori sanitari, dietro la loro professione c’è una persona, un padre, una madre o un figlio che vive i travagli della vita e che ha visto e vissuto da vicino anche il Covid, molti del personale, infatti, si sono infettati - continua Fratel Carlo - San Camillo diceva che si può comprendere meglio gli ammalati quando uno vive l’esperienza della malattia”. La veste talare si alterna con la divisa da infermiere, Fratel Carlo ha preso la sua specializzazione all’ospedale Mondaldi di Napoli e la sofferenza ha imparato anche a toccarla con mano. ”La malattia ci aiuta a scremare la nostra vita, ci aiuta a stabilire le cose relative e quelle assolute una gerarchia dei valori da custodire. Quando arriva la malattia si diventa poveri".

Si perde prima di tutto il contatto, il calore di un abbraccio. Di una carezza.

Ed ecco che la tecnologia unità all'umanità può arrivare in soccorso. "Spesso il malato non è provvisto di un telefono cellulare e allo siamo noi a prestare gli smartphone per consentire una videochiamata ai propri cari" spiega Fratel Carlo Mangione. E attraverso lo schermo di un telefono può arrivare anche una benedizione. Un gesto semplice però vuol dire tanto, un gesto che annulla la sofferenza dell'animo e aiuta a capire che il cammino non è mai in solitudine. Proprio come il sinodo.

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