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domenica 06 ottobre 2024
 
Parliamone insieme
 
Credere

Giubileo 2025, un anno di grazia da non sprecare

09/05/2024  «Il rischio è di disperdersi in aspetti secondari o di fermarsi alla superficie. Occorre invece recuperare l’intimità con Dio» L'editoriale di Credere. “Parliamone insieme” di don Vincenzo Vitale

Camici lettori, con la pubblicazione della Bolla di indizione del Giubileo il 9 maggio, e l’intervista a monsignor Rino Fisichella (pag. 16), il pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, che è anche il responsabile della complessa “macchina giubilare”, cominciamo a entrare nell’atmosfera del Giubileo, che inizierà ufficialmente a dicembre con l’apertura della Porta santa. Saranno tanti gli eventi e le iniziative, anche locali. Non dobbiamo però dimenticare una cosa essenziale, ricordata da Fisichella nell’intervista:

fondamentalmente, il Giubileo è un “anno di grazia”, un’occasione per rinnovare la nostra fede, chiedere perdono per i propri peccati e ricevere la misericordia di Dio. In altre parole, si tratta di un’esperienza spirituale, una grazia che ognuno è invitato a vivere nella propria “cella” interiore, approfittando delle molteplici occasioni offerte per farne esperienza. Tutti abbiamo bisogno di uno “stop” dalla routine ordinaria, anche religiosa, per interrogarci davanti a Dio sul nostro vivere, “auscultare” la nostra coscienza

e fare un po’ il punto, riprendere fiato e ritrovare coraggio per ripartire più leggeri e rinfrancati dall’incontro con il Signore. Un incontro che è personale, e che ognuno vivrà in modo diverso. Il rischio è di fermarsi alla superficie o alle cose secondarie. Per questo papa Francesco ha voluto un anno di preghiera in preparazione al Giubileo. Mi hanno colpito in proposito due belle riflessioni comparse sul Sir (www.agensir.it).

Meditando sulla preghiera, Salvatore Martinez, ex presidente del Rinnovamento nello Spirito, evoca un’attitudine diffusa che caratterizza il nostro tempo: parla di «disaffezione spirituale all’intimità con Dio». Una sorta di «censura interiore» che ha bisogno di uno «sblocco» perché lo Spirito possa «liberare una potenza d’amore straordinaria contro la potenza d’inganno che è in atto nella storia». Si tratta – con la preghiera – di collaborare con lo Spirito per vincere questa disaffezione. Qualcuno obietterà: io non sono un monaco, sono impegnato col lavoro, la famiglia, con le mie attività …

Sempre sul Sir, lo psicoterapeuta Tonino Cantelmi ha raccontato come vive la sua esperienza di preghiera nella “precarietà”, “in contemporanea” col suo lavoro. Di fronte ai tanti casi di­fficili, tra sé e sé prega come il pellegrino russo dei famosi Racconti. «Questa è la dimensione che definirei “precarius” del mio lavoro, che proprio mentre accade affido  a Dio, con invocazioni interiori, rapide e intense», ha spiegato. «Questa preghiera interiore… è fatta di invocazioni e nasce dal “precarius” che incontro, ma anche dal mio “precarius” che sperimento. Nasce dalla fragilità, dall’incerto, dall’insicuro».

Ecco la preghiera, semplice ma autentica perché nasce dal profondo, di cui abbiamo tutti un po’ bisogno. «Dentro la preghiera c’è tutto e tutto può riversarsi fuori», spiegava ancora Martinez. «Dentro la vita c’è poco e quel poco, oggi, spesso non basta neanche più a se stessi». I tempi fragili e incerti che viviamo forse sono davvero propizi per ritrovare un “affetto” semplice e autentico con il Signore a partire dalla “preghiera del cuore”.

 
 
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