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venerdì 18 aprile 2025
 
 

Giulio Cesare alla conquista di Ravenna

16/01/2025  Il capolavoro di Händel inaugura la stagione d'opera 2025 del Teatro Alighieri. Con la regia di Chiara Muti, la direzione di Ottavio Dantone alla guida dell'Accademia Bizantina e Raffaele Pe nei panni del celebre romano

Uno spazio metafisico, le cui tinte ricordano l’oro delle sabbie e dei metalli preziosi d’Egitto e degli enigmatici volti delle maschere dei faraoni: così la regia di Chiara Muti immagina il nuovo allestimento del Giulio Cesare, capolavoro operistico di Georg Friedrich Händel, con cui venerdì 17 gennaio alle 20.30 e domenica 19 alle 15.30 si apre la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Alighieri di Ravenna.

Dopo il Tamerlano del 2023 e la Trilogia d’Autunno 2024, continua la felice collaborazione con Accademia Bizantina e Ottavio Dantone per portare in scena al Teatro Alighieri il repertorio melodrammatico del Seicento e primo Settecento, purtroppo in Italia molto meno frequentato di quello dei secoli successivi. Ravenna, dove la nuova produzione debutta, è in testa a una cordata che include Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Lucca e la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.

Il ruolo di Giulio Cesare è stato affidato al controtenore Raffaele Pe, fondatore del collettivo La Lira di Orfeo, star internazionale, già protagonista nella produzione del capolavoro di Händel firmata da Damiano Michieletto (a Parigi e Roma) e vincitore del Premio Abbiati della Critica musicale Italiana con l’album Giulio Cesare. A Baroque Hero (Glossa).

Cleopatra è Marie Lys. Delphine Galou veste i panni della moglie di Pompeo, Cornelia, mentre Tolomeo, fratello e rivale di Cleopatra per il trono d’Egitto, è Filippo Mineccia. Completano il cast Davide Giangregorio come Achilla, Federico Fiorio come Sesto, Andrea Gavagnin come Nireno e Clemente Antonio Daliotti come Curio. Firma le scene Alessandro Camera, mentre Tommaso Lagattolla cura i costumi e Vincent Longuemare le luci.

“Il Giulio Cesare è un’opera che tutti dovrebbero conoscere, perché rappresenta la perfetta simbiosi tra storia e mito e la massima armonia tra musica e teatro”,  dichiara Ottavio Dantone, che guiderà Accademia Bizantina al clavicembalo. “Il capolavoro di Händel”, prosegue il maestro,  “affascina per la particolare varietà di timbri e colori: arpa, tiorba, viola da gamba, oboi, flauto e corno impreziosiscono l’orchestra, accompagnando i molteplici caratteri dei personaggi. Il contenuto musicale ricco di suggestioni e di straordinaria potenza evocativa ci trasporta e colloca direttamente dentro la vicenda come se la vivessimo personalmente”.

Il Cesare barocco è “un simbolo di marmorea giustizia e temperanza”, sottolinea Chiara Muti, “Non ha nulla di ambivalente e si disumanizza per glorificare, nell’apoteosi di Roma, le virtù dell’illuminato monarca,” vale a dire Giorgio I e la nuova dinastia regnante degli Hannover, a cui il compositore intendeva rendere omaggio con l’opera presentata proprio al King’s Theatre di Londra nel 1724. “Grazie all’intensità delle linee vocali e al dinamismo cromatico orchestrale”, aggiunge la regista, “Händel riscatta la staticità dell’azione e arricchisce di senso i caratteri. Scavando nella materia umana e svelandone la complessità di contrasti, ci offre momenti di tale tensione emotiva da farci dire che raggiunse, con la musica, le vette che Shakespeare toccò con la parola. La regia, avvalorata dalla melodia, si piega dunque alla dimensione simbolico evocativa”.

La Stagione d’Opera 2025 del Teatro Alighieri continuerà  con La vestale di Gaspare Spontini (28 febbraio, 2 marzo), in cui il regista Gianluca Falaschi ha tracciato un parallelo fra la protagonista dell’opera e Maria Callas; alla direzione de La Corelli c’è Alessandro Benigni. Il percorso opera si conclude con Tosca (28, 30 marzo), per la regia di Luca Orsini e con Henry Kennedy sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

La Stagione d’Opera e Danza 2025 è resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura e dal contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

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