“What do we want?”. “Climate change!”. “When do we want it?”.”We want it now!”. Al grido "Vogliamo il cambiamento climatico e lo vogliamo subito”, circa centomila giovani, anziani, mamme con bambini, sindacalisti, infermiere e dottori e altre sezioni della societa’ civile hanno marciato, ieri, per le vie di Glasgow. La manifestazione era organizzata dalla “Cop 26 Coalition”.
C’erano David Jones, 37 anni, che rilega libri e che ha scoperto da poco la sua passione per l’ambiente. Distribuiva volantini per il movimento socialista. Indira Pole, medico in pensione di 71 anni, lavora nelle scuole per sensibilizzare I bambini all’ambiente e non guida più un auto. «Qui sono venuta a chiedere ai leader politici di fare di più», dice. Niamm, 11 anni, figlia della sindacalista trentasettenne Claire Patten ha chiesto alla mamma di portarla nel corteo per imparare come «battersi per proteggere la natura». La marcia era divisa in blocchi che raggruppavano gli indigeni, le minoranze etniche, i leader religiosi, infermieri e dottori, sindacalisti, esponenti del movimento “Extinction Rebellion” ed era guidata da nomi famosi della lotta per l’ambiente, come Greta Thunberg, Mitzi Jonelle Tan, Vanessa Nakate e Darren Mc Garvey.
«Nella nostra societa’ individualista è bellissimo che cosi tante persone di ogni età, provenienza etnica, religione, ma, soprattutto, giovani si ritrovino insieme per una causa comune», dice il vescovo John Arnold, portavoce della conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che ha partecipato alla marcia insieme al vescovo scozzese William Nolan, a quello anglicano Olivia Graham, a Lord Jim Wallace, moderatore della presbiteriana “Church of Scotland” e all’imam Shaykh Hassan Rabbani, esponente della comunità musulmana, «Per la Chiesa è un’opportunità di evangelizzazione tra I più giovani. Se capiscono quanto ci sta a cuore l’ambiente si avvicineranno a noi».
«Noi leader religiosi ci siamo riuniti prima della marcia per poi marciare insieme nel “faith block”, il gruppo che raccoglie I rappresentanti delle varie fedi», dice il vescovo Olivia Graham, 65 anni, la prima donna a guidare la diocesi di Oxford. Ordinata nel 1997 ha dedicato una buona parte della sua vita a studiare I problemi dei Paesi in via di sviluppo lavorando anche per Oxfam in Somalia. Nel giugno 2019, insieme ad altri rappresentanti religiosi, ha chiesto al governo britannico di intervenire per fermare il riscaldamento del pianeta.
«Penso che questa marcia sia una meravigliosa opportunità di dare spazio a tutti I segmenti della società», spiega, «La zona blu dello “Scottish Exhibition Centre”, dove avvengono le negoziazioni, è come un’isola, lontana dal resto della città. Lo scopo di questa manifestazione è di fare tanto rumore a metà della Cop26 quando ancora si attendono risultati più concreti della retorica che è stata usata fino ad oggi. Dare spazio a tutte le sezioni della società per far capire ai leader, che si trovano nello “Scottish Exhibition Centre”, l’urgenza della questione climatica e l’ansia che esiste nella società più ampia non soltanto nel Regno Unito ma anche nel resto del mondo. Insieme ai leader religiosi a sfilare, oggi, a Glasgow, sono giovani, sindacalisti, contadini, ciclisti, membri del movimento “Extinction Rebellion” e di quello “Climate justice”, medici e infermieri, rappresentanti delle comunità indigene, madri povere in Panama. Chi soffre per il cambiamento climatico ogni giorno della sua vita ma non può esprimere la propria voce».