È rientrata mercoledì in Italia, E., partendo da Israele martedì sera e volando con il marito e due bambini piccoli, su un areo militare della Farnesina. Quando la raggiungiamo al telefono è un fiume in piena.
«Eravamo in Israele perché mio marito ha là i genitori e la sua famiglia, siamo andati a trovare i nonni. Dovevamo ripartire il sabato, poi sabato hanno cancellato il volo. Dovevamo ripartire martedì, ma di nuovo hanno cancellato il volo e qual punto dovevamo ripartire il venerdì. Nel frattempo ci siamo iscritti all’unità di crisi, quando martedì a mezzogiorno siamo stati contattati per dirci che, nel giro di un’ora, avremmo dovuto essere all’aeroporto».
Così in fretta e furia «abbiamo fatto gli zaini, preso i bambini e siamo partiti. In un’ora eravamo all’aeroporto, abbiamo svolto tutta la pratica con l’Ambasciata e l’unità di crisi che era presente lì. Il volo doveva partire alle 14.30 ed è stato rimandato alle 18.30, tre ore dopo eravamo a Pratica di mare vicino a Pomezia dove c’è la base aeronautica». Quando sono atterrati ad accoglierli e assisterli l’unità di crisi. «Che ci ha fornito i viveri e ci ha consolato… poco dopo è arrivato mio padre che ci ha riportato in Lombardia dove sono nata. Alle 5 di mattina… È stato lunghissimo tornare a casa e tutt’ora sono molto spaventata».
Fortunatamente E. e il marito erano in una zona tranquilla «a un’ora dall’aeroporto e a un’ora da Nazareth, non è arrivato nulla ma in lontananza vedevamo la contraerea, sfrecciare i missili, sentivamo la sirena suonare. Ho tuttora nelle orecchie questi rumori che mi hanno scosso. Di notte avevo la sensazione che dovesse entrare qualcuno e portarci via. È stato brutto, bruttissimo… Sono sensazioni che non avrei mai pensato di vivere».
Esattamente come non avrebbe mai creduto «appena salita la scaletta dell’aereo della Farnesina di sentirmi subito al sicuro pur non essendo ancora partita. Quando, poi, siamo decollati e siamo atterrati a Roma è stato bellissimo. Mi sembrava quasi di amare il mio Paese ancora di più, come se tutti quanti mi fossero vicini e mi stringessero in un abbraccio. I militari sull’aereo, le persone dell’unità di crisi sono stati tutti di una gentilezza incredibile. Si è messa in moto una macchina pazzesca. Quando succedono queste cose guardi la Tv e pensi “poverini, chissà che difficoltà hanno vissuto”. Nel trovarmi al loro posto… ho capito ancor meglio e di più che davvero non auguro a nessuno di provare un’esperienza del genere».