E’ passato quasi un secolo e mezzo da quando Jules Verne aveva pubblicato “Le tribolazioni di un cinese in Cina”, uno dei più divertenti fra i suoi romanzi d’avventure. Se tornasse a vivere oggi, lo scrittore francese potrebbe riscrivere il libro, rovesciandone la trama e intitolandolo “Le tribolazioni dei cinesi in Francia”. Parigi, si sa, è la più affascinante capitale europea, paradiso dello shopping, meta di viaggi romantici e di soggiorni culturali. La “Ville Lumière” è tutto questo e molte altre cose ancora, ma da un po’ di tempo il suo fascino è sbiadito, soprattutto per i turisti cinesi i quali si lagnano di essere troppo spesso aggrediti, scippati, borseggiati, taglieggiati. Insomma la capitale francese, che ha perso una buona parte del suo smalto, è una città pericolosa, una specie di immensa corte dei miracoli dove il turista rischia se non proprio la vita, sicuramente la borsa.
Approfittando della nuova prosperità del loro sovrappopolato Paese, i cinesi hanno scoperto le emozioni e le gioie del turismo, tanto che nel 2012 sono stati più di 83 milioni a scorrazzare nel mondo. Parigi resta sempre la loro destinazione preferita in Europa (quasi 600 mila turisti cinesi nel 2012) ma forse ancora per poco, viste le campagne che i media di Pechino, di Shanghai, Canton, Hong Kong vanno conducendo da qualche tempo contro la capitale francese. Non passa giorno senza che che qualche giornale o canale televisivo racconti le tribolazioni dei turisti cinesi in Francia. Tra i portafogli rubati nel metrò, le borsette scippate, e i malcapitati che hanno dovuto sborsare 10 o 12 euro per una tazzina di caffè oppure 50 euro per un pasto appena decente in una modesta “brasserie”, l’elenco delle disavventure è lunghissimo.
La stampa cinese arriva fino insinuare che i locali pubblici parigini (bar, caffè, ristoranti), specialmente quelli situati nelle zone turistiche della capitale, praticano volentieri il sistema della “doppia tariffa”: un prezzo normale per la clientela europea, un prezzo moltiplicato per cinque o per dieci ad uso della clientela asiatica. E le autorità cinesi sono arrivate fino al punto di rivolgersi alla Francia con la richiesta che ai loro cittadini vengano garantite più sicurezza e una protezione migliore.
I luoghi di predilezione dei borsaioli e degli scippatori, oltre al metrò e agli autobus sono i musei, i monumenti, le zone turistiche, i dintorni degli alberghi. In aprile, il personale del museo del Louvre ha incrociato le braccia. Motivo dello sciopero: l’insufficiente protezione della polizia di fronte alla moltiplicazione dei furti. Il motivo per cui i turisti asiatici in generale e quelli cinesi in particolare sono i bersagli preferiti dai lestofanti è semplice: a parte l’interesse culturale, la principale attrazione di Parigi è lo shopping. Borse, scarpe, vestiti, gioielli vanno a ruba, specialmente quando si tratta di oggetti o capi firmati dai creatori più prestigiosi. Ogni turista asiatico spende, in media, 1000 - 1200 euro. E siccome i cinesi non sono ancore molto avvezzi a usare le carte di credito, essi girano spesso e volentieri con rotoli di banconote in tasca. Si capisce che siano facili prede per i borsaioli. Ma anche bersagli per operazioni più spettacolari e clamorose.
E’ già successo varie volte che delle bande organizzate, approfittando del traffico pesantissimo sull’autostrada A1 che collega l’aeroporto Charles de Gaulle con la capitale, abbiano preso d’assalto i pullmini (bloccati
negli ingorghi) carichi di viaggiatori appena arrivati. Spaccati i vetri con sassi o sbarre di ferro, e fatta man bassa di portafogli, gioielli, borsette e cellulari, i ladri si dileguano tranquillamente a piedi. Per colpa degli ingorghi le auto della polizia impiegano 20 o 30 minuti per arrivare sul posto, e nessuno degli automobilisti, anche i più coraggiosi, che hanno assistito impotenti a questa versione contemporanea dell’attacco alla diligenza, possono inseguire i lestofanti.
Un altro luogo dove imperversano i borsaioli è la centralissima Place de l’Opéra, dove si trova il capolinea dei “Roissybus”, ossia gli autobus provenienti dall’aeroporto. Le ore più adatte sono quelle della mattina, quando dagli autobus scendono frotte di turisti stanchi e insonnoliti per la notte trascorsa in aereo. La stanchezza e il sonno fanno sì che siano meno vigilanti e che sfilare i portafogli dalla loro tasche o dalle borsette sia, per gli abili lestofanti, un gioco da ragazzi. Le denunce sono in forte aumento, e la polizia parigina sembra impotente. C’è da dire che i ladri sono dei “professionisti” agguerriti, organizzati in bande, e capaci di mettere in atto delle tattiche sofisticatissime per “alleggerire” i malcapitati viaggiatori.
Gli sforzi della polizia, che da qualche settimana ha mobilitato un maggior numero di agenti per sorvegliare i siti turistici, sono finora serviti a poco o nulla. Secondo le autorità, i capi appartengono alla criminalità organizzata, ma le bande dei ladri e dei borsaioli sono formate da ragazzi e ragazze immigrati dall’Europa orientale. Molto spesso si tratta di adolescenti, di minorenni privi di documenti d’identità, per cui quando i poliziotti riescono ad acciuffarli, sono poi costretti a rilasciarli dopo l’interrogatorio. La situazione è così grave, e i pericoli che minacciano i viaggiatori così seri che un’agenzia di stampa indipendente cinese basata nella capitale francese ha aperto un sito su internet intitolato “Informazioni sulla sicurezza a Parigi”. Un’agenzia pubblicitaria vende ai turisti cinesi delle magliette sulle quali campeggia la scritta “Posseggo solo una carta di credito, niente danaro contante”.
Le tribolazioni dei turisti cinesi in Francia hanno finito per alimentare la tensione diplomatica fra Parigi e Pechino, soprattutto in seguito all’inquietante episodio accaduto in giugno, quando sei studenti cinesi venuti a studiare presso il prestigioso istituto d’enologia di Bordeaux sono stati aggrediti, pesantemente insultati e selvaggiamente “pestati” da tre giovani francesi. Secondo la polizia, gli aggressori erano ubriachi e l’episodio può essere considerato come una banale rissa. Ma i media e le autorità cinesi la pensano diversamente e denunciano il “razzismo” dei francesi. L’immagine della Francia, considerata ormai come un paese pericoloso, si è seriamente incrinata in Cina. Basti sapere che quando una delegazione composta da 40 fra i più importanti imprenditori cinesi è venuta in visita a Parigi dal 25 al 30 giugno, ed è stata ricevuta al palazzo dell’Eliseo da François Hollande, i visitatori non hanno esitato ad abbordare, con i presidente della Repubblica francese, lo spinoso argomento della sicurezza a Parigi. Del resto, i 40 imprenditori hanno beneficiato, durante il loro soggiorno a Parigi, di misure di protezione eccezionali, come quelle riservate ai capi di Stato stranieri.