Cari amici lettori, come avrete notato dalla copertina, questo è un numero speciale di Credere. Speciale perché, per i 10 anni dall’elezione di papa Francesco, abbiamo voluto dedicargli un omaggio tutto “nostro”, con servizi, interviste esclusive e approfondimenti tematici dedicati al Santo Padre. Speciale perché Credere è nata come testata proprio 10 anni fa, poche settimane dopo quel 13 marzo che ha visto l’ascesa di Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro, e come rivista l’abbiamo sempre seguito e accompagnato in modo speciale. Abbiamo così un mosaico di voci che contribuiscono a restituire, ognuna a modo loro, l’impatto che Francesco ha avuto sulla Chiesa cattolica e sul mondo intero. Il noto street writer Maupal, che ha realizzato la copertina per Credere, ha voluto attirare l’attenzione sull’opera di “ricostruzione” della Chiesa portata avanti dal Pontefice (vedi intervista a pag. 28).
Altre personalità famose, invece, ci raccontano come hanno vissuto il loro incontro con il Papa: il conduttore Fabio Fazio, la poetessa ebrea Edith Bruck, il gesuita James Martin, il cardinale Giorgio Marengo, il decano dei vaticanisti Luigi Accattoli, il leader della Cgil Maurizio Landini. Ma ci presentano approfondimenti importanti anche il teologo don Maurizio Gronchi, che nello Zoom offre una lettura d’insieme dei temi di questo pontificato, la giovane teologa Alice Bianchi e la vaticanista Stefania Falasca.
Il nostro Gerolamo Fazzini riflette sul nome stesso scelto dal Papa, Francesco, nome in cui è inscritto quasi un programma. Se dovessi dire personalmente cosa mi ha sempre colpito del Papa in questi dieci anni, tra le tante possibili (a partire dal primo saluto ebbi la sensazione che qualcosa di nuovo si affacciava nella Chiesa), direi tre cose. Il radicamento nel Vangelo – diciamo pure nel rapporto personale con Gesù –, cosa che caratterizza ogni Papa (e ogni credente!), ha in Bergoglio qualcosa di estremamente personale, direi carismatico, in un raccordo raro tra pensiero e cuore, e rivela la sorgente della gioia di cui spesso parla. Un secondo aspetto è la qualità della sua parola, che si tratti di ciò che scrive o di ciò che dice: ha una capacità di impatto, che avvicina il Vangelo a tutti e spinge a confrontarsi con la parola di Gesù in modo serrato e personale.
E terzo, direi, la sua capacità di far percepire la presenza della Chiesa nelle questioni del mondo, tanto da essere diventato forse uno dei pochissimi leader globali, capace di parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo ben oltre i confini della Chiesa, ricordandoci che la Chiesa esiste per il mondo. Papa Francesco non ama i panegirici che mettono al centro la sua persona, ma preferisce piuttosto un gesto di attenzione ai poveri. I Paolini, editori di Credere, e congregazione cui appartengo, hanno perciò voluto lanciare un’iniziativa solidale in suo nome (vedi servizio a pag. 46): raccogliere fondi per borse di studio da destinare a studenti congolesi che frequenteranno la facoltà di comunicazione dell’università di Kinshasa.
È il nostro modo di contribuire a ciò che chiede il Papa, prestando attenzione a una realtà, la comunicazione, che può contribuire allo sviluppo e alla libertà del continente africano. E allora, caro papa Francesco, auguri di cuore da tutti noi del piccolo popolo di Credere!