Presente a ogni costo Papa Francesco sfida il freddo di febbraio e, ancora con la bronchite addosso, vuole presiedere la messa per il Giubileo delle forze armate e di polizia. All’aperto, in una piazza San Pietro affollata da trentamila militari di tutto il mondo (20mila gli italiani) comincia a leggere l’omelia. Aggiunge, a braccio, il tema che più gli sta a cuore, quello di un Dio che è vicino, tenero e compassionevole. Spiega l’incontro di Gesù con i pescatori che sono tornati con le reti vuote, «come il loro cuore», l’amarezza e lo scoraggiamento, ma anche lo sguardo di Gesù che, in mezzo alla folla, vide quei pescatori, salì nella loro barca e si sedette per parlare con loro.
Poi però, dopo qualche minuto si scusa e chiede «al maestro di continuare la lettura». Nel discorso preparato ricorda che «Gesù non si limita a osservare le cose che non vanno, come spesso facciamo noi finendo per chiuderci nel lamento e nell’amarezza; Egli invece prende l’iniziativa, va incontro a Simone, si ferma con lui in quel momento difficile e decide di salire sulla barca della sua vita, che in quella notte è tornata a riva senza successo». E, quando si siede, comincia a insegnare. «Gesù sale sulla barca per insegnare, cioè per annunciare la buona notizia, per portare la luce dentro quella notte di delusione, per narrare la bellezza di Dio dentro le fatiche della vita umana, per far sentire che c’è ancora una speranza anche quando tutto sembra perduto». Solo allora accade il miracolo, «la vita ricomincia, la speranza rinasce, l’entusiasmo perduto ritorna e possiamo gettare nuovamente la rete in mare».
Parole di speranza importanti proprio mentre si celebra il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza». Il Pontefice ringrazia «per il servizio» e ricorda che «a voi è affidata una grande missione, che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale. E ricordo anche quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace».
Anche ai militari «il Signore chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi. Vedere, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti. Salire, perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia. E infine sedervi, perché il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male».
Ringrazia i cappellani, «una presenza sacerdotale importante in mezzo a voi. Essi non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra. No. Essi sono in mezzo a voi come presenza di Cristo, che vuole accompagnarvi, offrirvi ascolto e vicinanza, incoraggiarvi a prendere il largo e sostenervi nella missione che portate avanti ogni giorno. Come sostegno morale e spirituale, essi fanno la strada con voi, aiutandovi a svolgere i vostri incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene».
E, mentre ricorda la funzione di protezione che svolgono, «salendo sulle nostre barche in pericolo», il Papa esorta anche «a non perdere di vista il fine del vostro servizio e delle vostre azioni: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre». Per questo chiede «di vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere. Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità».