«Una condizione genrale di base è questa: parlare chiaro». Il Papa apre i lavori del Sinodo chiedendo a tutti di dire quello che pensano. «Nessuno dica: "questo non si può dire". Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia. Dopo l’ultimo Concistoro nel quale si è parlato della famiglia un cardinale mi ha scritto dicendo: "Peccato che alcuni cardinali non hanno avuto il coraggio di dire alcune cose per rispetto del Papa, perché il Papa la pensa diversamente. Questo non va bene, questa non è sinodalità», dice papa Francesco. E aggiunge: «Bisogna dire tutto quello che, nel Signore, si pensa di dover dire. E, nello stesso tempo, si deve ascoltare con umilità e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli. Con questi due atteggiamenti si esprime la sinodalità».
Il
cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, ricorda le tre parole con le quali papa Francesco ha tracciato la linea del Pontificato e che dicono anche della sinodalità: «
camminare, edificare, confessare. Camminare insieme è proprio syn-odos, Synodus. E' la Chiesa, comunità di credenti in Cristo, in cammino verso la casa del Padre», dice il cardinale. Che, prima, di fare il sunto dei lavori preparatori del Sinodo, dà all'assise la notizia della beatificazione di
Paolo VI per domenica 19 ottobre, «Paolo VI, dichiarato beato nel contesto sinodale, segna un punto rilevante di collegialità e di sinodalità, per l'attualità della sua figura, a distanza di 50 anni, come il Papa che ha guidato e concluso il Concilio ecumenico Vaticano II e il Papa che, nell'attuaizone dello stesso Concilio, ha istituito il Sinodo dei vescovi, accompagnandone i primi passi».
Ma è stato poi il cardinale Péter Erdő, con la "Relatio ante disceptationem" a entrare nel merito delle sfide sulle quali si confronteranno i 191 padri sinodali, gli uditori e le uditrici, i delegati fraterni, gli esperti e i collaboratori del Segretario speciale (
in tutto 253 persone).
Una novità sulla Relazione, aveva spiegato il cardinale Baldisseri, «è che questa volta è stata composta
con l’apporto degli interventi dei Padri sinodali giunti in Segreteria Generale prima dell’inizio del Sinodo. In questo modo, la suddetta Relatio diventa un elemento base sicuro su cui lavorare durante gli interventi in Aula della prima settimana di lavori.
La Relatio post disceptationem , che concluderà la prima settimana dei lavori sarà posta nelle mani dei Padri sinodali che la esamineranno nei “ circuli minores ”, per l’elaborazione e stesura della
Relatio synodi o documento finale, che sarà un testo riassuntivo integrale».
Nella relazione del cardinale
Erdő, in primo piano, le sfide che partono dalla constatazione che oggi «
l'impegno stabile sembra temibile. Ma è proprio qui, di fronte a questi segni
dei tempi che il Vangelo della famiglia si presenta come un rimedio, una verità
medicinale che va proposta ponendosi nell'angolazione di coloro che fanno più
fatica a riconoscerla e a viverla».
La dottrina, anche se poco conosciuta anche tra i fedeli, «non è messa in discussione. Non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche sono in discussione in questo Sinodo, di natura squisitamente pastorale», ha sottolineato il cardinale ungherese.
E se la
famiglia «è minacciata da fattori disgreganti come il divorzio, l'aborto, le violenze, la povertà, gli abusi, l'incubo del precariato, lo squilibrio causato dalle migrazioni», è pur vero che essa resta «sempre scuola di umanità».