È la celebrazione che chiude l’anno civile con la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che si celebra appunto il 1° gennaio, e il canto del Te Deum, l’inno cristiano di ringraziamento per eccellenza.
Lo sguardo di papa Francesco, nella Basilica di San Pietro, è rivolto a Roma, la città di cui è vescovo, che dopo un anno impegnativo di cantieri e lavori pubblici si appresta a vivere l’anno giubilare, aperto otto giorni fa con l’apertura della Porta Santa, e accogliere milioni di pellegrini in arrivo da ogni parte del mondo: «L’anno che si chiude», afferma il Pontefice nell’omelia davanti ai fedeli tra cui anche il sindaco della città Roberto Gualtieri, che siede in prima fila ed è ringraziato dal Pontefice, «è stato un anno molto impegnativo per la città di Roma. I cittadini, i pellegrini, i turisti e tutti quelli che erano di passaggio hanno sperimentato la tipica fase che precede un Giubileo, con il moltiplicarsi dei cantieri grandi e piccoli. Questa sera è il momento di una riflessione sapienziale, per considerare che tutto questo lavoro, oltre al valore che ha in sé stesso – purché sia lavoro dignitoso –, ha avuto un senso che corrisponde alla vocazione propria di Roma, la sua vocazione universale».
Francesco ricorda che «alla luce della Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato, questa vocazione si potrebbe esprimere così: Roma è chiamata ad accogliere tutti perché tutti possano riconoscersi figli di Dio e fratelli tra loro. Perciò in questo momento», aggiunge, «vogliamo elevare il nostro rendimento di grazie a Dio perché ci ha permesso di lavorare, di lavorare tanto, e soprattutto perché ci ha dato di farlo con questo senso grande, con questo orizzonte largo che è la speranza della fraternità».
Il Pontefice ricorda il senso della celebrazione del 31 dicembre: «Questa», scandisce, «è l’ora del ringraziamento, e abbiamo la gioia di viverla celebrando la Santa Madre di Dio. Lei, che custodisce nel suo cuore il mistero di Gesù, insegna anche a noi a leggere i segni dei tempi alla luce di questo mistero».
Poi torna sull'Anno e aggiunge che il motto del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, «è ricco di significati, a seconda delle diverse possibili prospettive, che sono come altrettante “vie” del pellegrinaggio», sottolinea Bergoglio, «una di queste grandi strade di speranza su cui camminare è la fraternità: è la strada che ho proposto nell’Enciclica Fratelli tutti. Sì, la speranza del mondo sta nella fraternità! Ed è bello pensare che la nostra Città nei mesi scorsi è diventata un cantiere per questa finalità, con questo senso complessivo: prepararsi ad accogliere uomini e donne di tutto il mondo, cattolici e cristiani delle altre confessioni, credenti di ogni religione, cercatori di verità, di libertà, di giustizia e di pace, tutti pellegrini di speranza e di fraternità».
Il Papa però invita tutti a porsi una domanda: «Questa prospettiva ha un fondamento? La speranza di un’umanità fraterna è solo uno slogan retorico o ha una base “rocciosa” su cui poter costruire qualcosa di stabile e di duraturo? La risposta ce la dà la Santa Madre di Dio mostrandoci Gesù. La speranza di un mondo fraterno», ricorda, «non è un’ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. No. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi. E allora, mentre ammiriamo con gratitudine i risultati dei lavori compiuti in città, prendiamo coscienza di quale sia il cantiere decisivo, il cantiere che coinvolge ognuno di noi: è quello in cui, ogni giorno, permetterò a Dio di cambiare in me ciò che non è degno di un figlio, ciò che non è umano, e in cui mi impegnerò, ogni giorno, a vivere da fratello e sorella del mio prossimo».
La celebrazione si è conclusa il canto del Te Deum. Proseguono, intanto, i riti di apertura del Giubileo.
Dopo quello nelle diocesi di tutto il mondo di domenica scorsa, il 1° gennaio, alle ore 17, viene aperta la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore dal cardinale Rolandas Makrickas mentre quella di San Giovanni in Laterano è stata aperta il 29 dicembre scorso dal cardinale vicario del Papa per la città di Roma, Baldo Reina. L’ultima Porta Santa delle quattro di Roma ad essere aperta sarà quella della Basilica di San Paolo fuori le Mura domenica 5 gennaio.
Alla fine della celebrazione, il Papa è stato accompagnato per visitare il presepe di Grado allestito in piazza dove ha salutato e bendetto alcuni bambini e fedeli presenti.