A tutti dovrebbe essere garantito «un diritto non ancora codificato, ma di fondamentale importanza»: quello «a non emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra». «Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è».
Il messaggio di papa Francesco per la 109esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 24 settembre, racchiude tanti dei temi cari a Francesco fin dall’inizio del suo pontificato. E il tema scelto per la Giornata di quest'anno è quanto mai indicativo: “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Il testo è stato presentato giovedì 11 maggio, in Vaticano, nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte, tra gli altri, il vicepresidente della Cei monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio, e padre Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
«Persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee» riflette il Santo Padre. «I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione. Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità».
Come già in tante altre occasioni, Francesco ribadisce il legame strettissimo esistente tra giustizia sociale, economia e cura della terra: «Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune». Bisogna quindi «sforzarsi di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale. Solo così si potrà offrire ad ognuno la possibilità di vivere dignitosamente e realizzarsi personalmente e come famiglia».
«È chiaro» precisa il Santo Padre, «che il compito principale spetta ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare la buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili. Essi però devono essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne tese a favorire gli interessi di pochi». In tempi segnati da emergenze migratorie, mentre c’è chi soffia sul fuoco della diffidenza e dell’individualismo, il Santo Padre ci ricorda, invece, che «siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante; e ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare. Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno».
Infine, una raccomandazione, alla luce del percorso sinodale intrapreso dalla Chiesa, che «ci porta a vedere nelle persone più vulnerabili – e tra questi molti migranti e rifugiati – dei compagni di viaggio speciali, da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio».