«Anche se nel mondo c'è tanto male, noi possiamo distinguere chi è diverso: la sua grandezza, che coincide spesso con la piccolezza, ci conquista».
È dedicata alla speranza la catechesi del Papa nell'udienza giubilare straordinaria di sabato mattina – la seconda di questo Anno Santo, dopo quella dell’11 gennaio – nella quale ha sottolineato che «la misericordia cambia il cuore».
Il Giubileo «è per le persone e per la terra un nuovo inizio; è un tempo - ha sottolineato Francesco - in cui tutto va ripensato dentro il sogno di Dio. E sappiamo che la parola “conversione” indica un cambiamento di direzione. Tutto si può vedere, finalmente, da un'altra prospettiva e così anche i nostri passi vanno verso mete nuove. Così sorge la speranza he mai delude». Invece «un io troppo sicuro, un io troppo orgoglioso ci impedisce di riconoscere Gesù Risorto: anche oggi, infatti, il suo aspetto è quello di persone comuni che rimangono facilmente alle nostre spalle. Persino quando piangiamo e ci disperiamo, lo lasciamo alle spalle».
Papa Francesco ha invitato ad avere «un atteggiamento coraggioso nella vita» perché «è brutto lasciare la sedia vuota». «Ognuno può dire: io ho un posto, io ho un nome, io ho una missione».
Il Papa si è soffermato poi sulla figura di Maria Maddalena, guarita dalla misericordia di Dio: «La misericordia cambia il cuore e, a Maria Maddalena, la misericordia l’ha riportata nei sogni di Dio e ha dato nuove mete al suo cammino». Soprattutto, la Maddalena è colei che si volta: non guarda al sepolcro vuoto, ma verso il Risorto. E si volta ancora, quando sente pronunciare il suo nome: «È così che cresce la sua speranza: ora vede il sepolcro, ma non più come prima. Può asciugare le sue lacrime, perché ha ascoltato il proprio nome: solo il suo Maestro lo pronuncia così. Il mondo vecchio sembra ci sia ancora, ma non c’è più».
Poi il Pontefice ha rivolto a tutti una domanda: «Chiediamoci oggi: io so voltarmi a guardare le cose diversamente, con uno sguardo diverso? Ho il desiderio di conversione? Un io troppo sicuro, un io troppo orgoglioso ci impedisce di riconoscere Gesù Risorto: anche oggi, infatti, il suo aspetto è quello di persone comuni che rimangono facilmente alle nostre spalle. Persino quando piangiamo e ci disperiamo, lo lasciamo alle spalle. Invece di guardare nel buio del passato, nel vuoto di un sepolcro, da Maria Maddalena impariamo a voltarci verso la vita. Lì il nostro Maestro ci attende. Lì il nostro nome è pronunciato».
Il discorso di Francesco è durato circa un quarto d’ora. I fedeli, circa ottomila, provenienti dalle diocesi campane di Caserta e Capua hanno riempito l'Aula Paolo VI, mentre un altri gruppo di pellegrini, arrivati dalla diocesi di Sulmona, erano nella Basilica di San Pietro dove hanno potuto vedere e ascoltare il Pontefice grazie ad un collegamento.
Dopo la catechesi e i saluti nell'Aula Paolo VI, il Pontefice è andato a trovarli per salutare e dare la benedizione: «Buon giorno a tutti voi, avete sentito la predica», ha detto, «in collegamento. Vi ringrazio per la vostra presenza». Poi ha dato la benedizione e ha fatto un giro per i saluti anche in Basilica.
L’udienza era iniziata con un fuoriprogramma. Il Papa è entrato nell'Aula Paolo VI a piedi, appoggiandosi sul bastone. Ma un sostegno alla base dello stesso sostegno si è staccato e si è visto il Papa vacillare per pochi istanti. Poi ha proseguito, sempre a piedi, ma sottobraccio a monsignor Leonardo Sapienza e al suo aiutante che ha preso in mano il bastone ormai non sicuro.