Loda il loro lavoro, ma chiede anche di fare più attenzione ai soldi. Il Papa, nell'udienza al Dicastero per la Comunicazione, parla dei problemi economici della Santa Sede e, spiega ai partecipanti, «dovremo fare un po' più di disciplina sui soldi perché voi dovete cercare il modo di risparmiare di più e cercare altri fondi, perché la Santa Sede non può continuare ad aiutarvi come adesso. So che è una brutta notizia ma è una bella notizia perché muove la creatività di tutti». Francesco spiega che è «contento di sapere che, nonostante le difficoltà economiche e l'esigenza di ridurre le spese, vi siete ingegnati per aumentare l'offerta delle oltre cinquanta lingue con cui comunicano i media vaticani». E aggiunge che «con il vostro lavoro e la vostra creatività, con l’uso intelligente dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione, ma soprattutto con il vostro cuore, siete chiamati a un compito grande ed entusiasmante: quello di costruire ponti, quando tanti innalzano muri; quello di favorire la comunione, quando tanti fomentano divisione; quello di lasciarsi coinvolgere dai drammi del nostro tempo, quando tanti preferiscono l’indifferenza».
Spiegando che quella della comunicazione «è una vocazione e una missione!» aggiunge che «in ogni espressione della nostra vita comunitaria, siamo chiamati a riverberare quell'amore divino che in Cristo ci ha attratto e ci attrae. Ed è questo che caratterizza l'appartenenza ecclesiale: se ragionassimo e agissimo secondo categorie politiche, o aziendalistiche, non saremmo Chiesa. Questo non va. Se applicassimo criteri mondani o se riducessimo le nostre strutture a burocrazia, non saremmo Chiesa. Essere Chiesa significa vivere nella coscienza che il Signore ci ama per primo, ci chiama per primo, ci perdona per primo».
Tutto questo, spiega, c'entra con il lavoro di comunicatori e di giornalisti perché «proprio in quanto comunicatori, infatti, siete chiamati a tessere la comunione ecclesiale con la verità attorno ai fianchi, la giustizia come corazza, i piedi calzati e pronti a propagare il Vangelo della pace».