È don Roberto Repole, torinese, 55 anni appena compiuti (è nato il 29 gennaio 1967), il nuovo arcivescovo di Torino. L’annuncio ufficiale è stato dato sabato 19 febbraio, congiuntamente, dalla Santa Sede e dalla diocesi subalpina (che ha scelto, per la comunicazione, un luogo simbolo, il Santuario della Consolata, cuore della spiritualità mariana torinese, molto caro anche al Santo Padre). Sacerdote dal 1992, don Repole dirige dal 2015 la Facoltà teologica di Torino ed è stato anche presidente dei Teologi Italiani. Ha alle spalle un lungo e articolato percorso di studio, che lo ha portato a conseguire la Licenza e Dottorato in Teologia sistematica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Docente universitario, è collaboratore di diverse riviste scientifiche. E del mensile della San Paolo Vita pastorale. Il suo profilo di studioso, apprezzato da papa Francesco, s'accompagna a una riconosciuta capacità di stare con la gente. Sa ascoltare, suona la chitrarra e in giovenbtù non disdegnava di tirare quattro calci al pallone (tifa Toro, il suo cuore è granata)
La profonda conoscenza teologica e lo sguardo culturale a tutto campo, insomma, non sono disgiunti dal contatto con la realtà quotidiana e dalla vicinanza ai fedeli, con i quali spesso don Repole entra in dialogo diretto. Si è occupato in modo particolare dei rapporti tra Chiesa e cultura contemporanea, una sensibilità che certamente gli sarà d’aiuto nel guidare una Diocesi così ricca di stimoli, ma anche così complessa come quella torinese. È anche autore di numerose pubblicazioni. Tra le principali, Il pensiero umile. In ascolto della Rivelazione (Città Nuova 2007); L’umiltà della Chiesa (Qiqajon 2010); Come stelle in terra. La Chiesa nell’epoca della secolarizzazione (Cittadella 2012). Prima dell’insediamento, don Repole dovrà ricevere l’ordinazione vescovile.
Nella sua scelta, ancora una volta il Santo Padre ha dimostrato la sua totale indipendenza da convenzione e logiche prevedibili, “sparigliando le carte” rispetto ai tanti rumors che si sono rincorsi nei mesi passati, circa il nuovo pastore della città dei santi sociali. Don Repole – presto monsignore – succede a monsignor Cesare Nosiglia (77 anni) che guida la Chiesa torinese dall’ottobre 2010. Il suo mandato è stato improntato a una forte sensibilità sociale e una speciale vicinanza agli ultimi, dai migranti ai cittadini colpiti da sfratto, dai senzatetto ai Rom. Molto forte anche il suo impegno sul fronte del lavoro: tra i suoi ultimi atti da vescovo, c’è l’ennesimo appello alle istituzioni e al mondo dell’imprenditoria per gli operai della fabbrica ex Embraco, rimasti senza occupazione dopo un calvario di illusioni e promesse non mantenute (riguardo a quest’ultima situazione, l’arcivescovo ha scritto anche a Papa Francesco, che ha risposto pochi giorni fa, assicurando preghiera e vicinanza a operai e famiglie).
Del mandato di monsignor Nosiglia restano vividi anche alcuni momenti legati alla Sindone (di cui l’arcivescovo torinese è custode pontificio). Da ricordare, in particolare, la grande ostensione del 2015, organizzata nel bicentenario della nascita di don Bosco. Un tempo particolarmente intenso, durante il quale grande attenzione fu data ai malati, giunti da ogni parte del mondo. E poi, sempre in quel periodo, due incontri su tutti: quello con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (all’epoca fresco di prima nomina) e, soprattutto, quello col Santo Padre, durante la memorabile visita a Torino, nel giugno del 2015.