Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 
Chiedilo a Credere
 
Credere

Il tuo male è il tuo bene? L'illusione dell'invidioso

02/06/2022  L’invidia si contrasta allenando se stessi a godere di ogni qualità che si possiede

Se la gelosia nasce dalla paura di perdere quello che abbiamo, l’invidia è causata dalla scoperta di non avere quello che hanno gli altri. Mi sono interrogato sul tema dell’invidia perché alcune persone mi hanno chiesto se si possa parlare di una santa invidia, cioè di un’invidia buona. Proprio riflettendo su questo tema, mi sono però anche accorto che molti conflitti nelle comunità parrocchiali o religiose, come pure tra i sacerdoti, nascono proprio dall’invidia. Il termine invidia rimanda a uno sguardo storto, torvo, uno sguardo di disprezzo. Si dice infatti: «Non lo posso proprio vedere!». Non riusciamo infatti a vedere che l’altro abbia più successo di noi (come accadde a Saul con Davide), non sopportiamo che un altro sia apprezzato per qualità che noi non abbiamo o che in noi non vengono notate. L’invidia nasce quindi dal paragonarsi agli altri.

L’invidioso vive di confronti, vuole essere sempre come gli altri o più degli altri, senza mai apprezzare se stesso. In pratica, l’invidioso è il primo che non ama se stesso. Per questo motivo, l’invidia è un sentimento tipico dell’adolescenza, dove la competizione è una caratteristica frequente. Nell’adolescente l’invidia può essere funzionale quando si trasforma in emulazione che spinge a ottenere risultati migliori. A differenza degli altri vizi capitali, Dante non colloca l’invidia nell’Inferno, ma nel Purgatorio, perché è consapevole del fatto che l’invidia è già accompagnata dalla sofferenza in vita e manca di quella dimensione di godimento che invece accompagna gli altri vizi capitali.

C’è però una dimensione di triste godimento anche nella vita degli invidiosi, perché sono contenti quando gli altri perdono qualcosa o falliscono, perché hanno l’impressione di avere accorciato un po’ le distanze. Una storiella racconta di una strega che promise a un invidioso di dargli quello che voleva, ma gli disse di fare attenzione alla sua richiesta perché avrebbe dato la stessa cosa, ma in misura doppia, al suo vicino. Quell’uomo chiese alla strega di cavargli un occhio! L’invidia porta quindi addirittura a volere il male dell’altro, illudendosi che a conti fatti sia un bene. Per contrastare il sentimento dell’invidia occorre allenarsi nel guardare di meno gli altri e nel godere di più di ogni piccola gioia o qualità che si possiede, sapendo che anche quel poco non è scontato.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo