C’è qualcosa di inusuale, e molto di innovativo e interessante per l’Italia nell’accordo sindacale raggiunto martedì notte tra Fca (Fiat Chrysler) e il sindacato “metalmeccanico” statunitense (Uaw, United Auto Workers Union). Qualcosa che va oltre il colore, la trattativa no stop di 2 giorni, l’abbraccio finale tra i due duellanti, perfino gli argomenti di conversazione intercorsi tra Sergio Marchionne, Ceo di Fca, e il segretario generale dello Uaw, Dennis Williams, veterano dei marines, professione saldatore. Stando a Williams, infatti, “con Sergio si è parlato di tutto in queste ore: di filosofia, di economia, di processi di ingegnerizzazione, e di un sacco di altre cose. Ciò che è davvero inusuale in una trattativa sindacale”. Colore, appunto.
Ma non solo. Guardando al soldo e al sodo, l’accordo riguarda 40mila lavoratori negli stabilimenti Fca statunitensi, e segna un passaggio essenziale verso il superamento del “doppio binario”, cioè il diverso trattamento tra nuovo assunti post-crisi (2007) e vecchi lavoratori. Un “sacrificio” escogitato ai tempi in cui Chrysler era sostanzialmente fallita (“quasi morta” per dirla alla Marchionne) e accettato allora con ovvi maldipancia dai sindacati.
Per potere assumere nuovi lavoratori, dal 2007 un operaio Chrysler viene infatti pagato 19,28 dollari l’ora, circa 9 in meno rispetto ai livelli retributivi dei “senior”. Dopo la firma di martedì, il gap si restringe: il tetto massimo per nuovi assunti sale a 25 dollari l’ora, quasi sei dollari in più. I lavoratori più anziani, che da 10 anni non hanno aumenti salariali mantengono in busta paga quanto percepito ad oggi. Nella conferenza stampa finale congiunta – atto inedito per gli Stati Uniti - Marchionne ha chiarito che “il sistema dei doppi livelli salariali verrà progressivamente eliminato”. Un sistema che in Fca riguarda il 45% degli addetti, ma che è in vigore anche nelle altre due case automobilistiche con sede a Detroit, Ford e Gm, con percentuali rispettivamente del 28% e del 20%.
Insomma, la ricetta del doppio binario sembra avere pagato. Chrysler, oggi Fca, ha retto, ha creato nuova occupazione e ora passa alla fase due: ridurre le diseguaglianze interne. Il successo della coppia Marchionne-Williams, è stato reso possibile da un dato chiave. Tra le Big Three (Fca, Gm e Ford, appunto) Fca è quella con il costo del lavoro più basso. Stando ai numeri dell’autorevole Center for Automotive Research, per Ford il costo medio, benefit inclusi, è di circa 57 dollari l'ora, 10 più di Fca o Toyota e 2 più di Gm. Secondo gli esperti del centro di ricerca, i tre gruppi puntano a tenere il livello di salario orario d'ingresso per i neo assunti a meno di 28 dollari. In ogni caso il gruppo Italo-statunitense è quello che ha più “margini” per alzare il livello dei salari di chi fino a oggi è stato “penalizzato”.
C’è un altro dato chiave nascosto tra le pieghe dell’accordo e che riguarda il gioco di forze interno alle Big Three. E’ la scelta fatta dal sindacato Uaw di avere proprio Fca come partner per avviare la trattativa che riguarderà in seguito le altre due case. E’ una tradizione che questo avvenga: si contratta con uno dei tre colossi per disegnare la cornice entro cui inquadrare l’accordo che avrà luogo anche per tutti. In pochi, però, si aspettavano che a questa tornata toccasse a Fca, che ha l’indebitamente più alto e dunque la posizione finanziaria meno solida.
Secondo molti analisti non è stata una scelta casuale. E non dipende solo dagli ottimi rapporti personali tra Marchionne e Williams. Lo Uaw è infatti un grande azionista di Gm, di cui possiede il 9% attraverso il fondo Veba (Voluntary Employee Beneficiary Association), che gestisce prestazioni sanitarie per circa 800mila pensionati del settore automobilistico. E Gm è da mesi nel mirino di Marchionne. Due giorni fa Mary Barra, Ceo di Gm, da sempre refrattaria ad aprire un tavolo di trattativa con Fca, ha nuovamente chiuso la porta: "Marchionne non ci ha più cercato. Non è interesse dei nostri azionisti allearsi con Fca. Abbiamo forti azionisti che credono nella nostra linea di indipendenza". Proprio nelle stesse ore, uno dei suoi azionisti sceglieva Fca per chiudere il primo dei contratti delle Big Three, che coinvolgono 140mila lavoratori iscritti allo Uaw. Diranno i prossimi mesi se era solo una coincidenza o un segnale mandato a chi di dovere.
E ora? Ora l’accordo deve essere ratificato dalla base degli iscritti, divisi nelle due categorie degli skilled workers e production workers. Non a caso, appena siglata la bozza, Dennis Williams ha lanciato su Twitter un messaggio che era quasi un invito (“Il potere sta ai membri del sindacato, tocca a loro decidere sì o no sull’accordo”). Difficilmente sarà un no. L’ultimo contratto siglato nel 2011 fu approvato dal 58% dei lavoratori. Un eventuale aumento della percentuale sarebbe un segnale non solo per Williams e la leadership dello Uaw, ma anche, indirettamente, sulla cura Marchionne per rilanciare un gruppo “che era quasi alla morte”. E darebbe una leva in più al manager italo-canadese nella marcia di avvicinamento a Gm.