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domenica 20 aprile 2025
 
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Intelligenza artificiale, tra opportunità e rischi occorre discernimento

27/02/2025  Le novità tecnologiche suscitano sia entusiasmo acritico che chiusura. Per la Chiesa occorre evitare le posizioni estreme

Il 22 aprile 1915 lo scienziato tedesco Fritz Haber coordinò a Ypres il primo attacco con armi chimiche contro le truppe nemiche. Sei anni prima lo stesso geniale chimico aveva portato a termine la sintesi dell’ammoniaca con un processo grazie al quale nacquero i concimi chimici, che avrebbero garantito la sopravvivenza a milioni di persone. L’esempio di Haber è emblematico: da sempre l’uomo è capace di stupefacenti scoperte e invenzioni, il cui utilizzo, però, chiama in causa l’etica e il bene comune. Davanti all’introduzione di ogni nuova tecnologia, lungo la storia, abbiamo visto confrontarsi l’entusiasmo acritico degli adoratori del “progresso” e il neo-luddismo, l’atteggiamento di quanti, spaventati dalle possibili conseguenze del nuovo, preferiscono rintanarsi nel comodo guscio del vecchio. Tra i pregi della Nota Antiqua et Nova – diffusa recentemente dal Dicastero per la Dottrina della fede e dal Dicastero per la cultura e l’educazione, dedicata al rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana – c’è quello di evitare entrambe le posizioni estreme. Viene suggerito, invece, come criterio-guida il discernimento, sulla scia del padrone di casa della parabola evangelica. Come, infatti, costui sa estrarre dal suo tesoro «cose nuove e cose antiche», così – sottolinea padre Paolo Benanti – è fondamentale «integrare la sapienza tradizionale con le sfide e le opportunità offerte dalla modernità». Il discernimento è fondamentale perché ogni nuova tecnologia apre a scenari inediti, chiedendo di adottare categorie diverse dalle precedenti per capire i fenomeni. Come recita una famosa frase del filosofo francese Paul Virilio, «l’invenzione della nave è coincisa con l’invenzione del naufragio». La storia del progresso umano insegna che il nuovo offre esaltanti opportunità: è di pochi giorni fa la notizia di uno studio della Sapienza di Roma secondo il quale l’AI sarebbe in grado di valutare l’affidabilità delle notizie più o meno con la stessa capacità degli esperti umani. Tuttavia il progresso comporta anche rischi inimmaginabili in passato. Pensiamo all’impatto dell’IA nell’ambito educativo e nella scuola: già oggi molti studenti hanno familiarità con Chapt Gpt (il che in sé potrebbe essere positivo), ma con quali effetti a medio e lungo termine? Non solo: spesso le innovazioni vengono utilizzate per la guerra (Google Deep Mind ha da poco cancellato l’impegno assunto nel 2018 di non usare l’intelligenza artificiale per scopi militari) e per questo, saggiamente, la Nota esprime «una posizione netta contro tutte le applicazioni della tecnologia che minacciano intrinsecamente la vita e la dignità della persona umana». L’auspicio è che nelle comunità cristiane non manchino occasioni di riflessione e confronto su un tema cruciale come questo, che interpella il mondo politico (vedi il recente summit di Parigi), quello economico e la società tutta. Una Chiesa che voglia essere “maestra in umanità” non può mancare questo appuntamento con la storia.

 (Immagine in alto: foto Istock)

In collaborazione con Credere

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