L'ultima notizia positiva viene da Venezia. Un cuoco bengalese, Ahamed Faruk, 36 anni, che da tempo lavora nella città lagunare e vive a Marghera, ha devoluto ai terremotati di Amatrice i 600 euro che aveva ottenuto dal giudice come risarcimento per una aggressione subita alcuni anni or sono. Il giudice di pace, davanti al quale era comparso il lavoratore per ottenere giustizia, di fronte alla richiesta di devolvere il risarcimento a favore delle vittime del sisma, ha ordinato all’aggressore di versare la cifra alla Croce Rossa, con l’indicazione precisa che venisse utilizzato il denaro per le popolazioni terremotate.
Un piccolo, ma significativo gesto di altruismo che ha stupito tutti in tribunale, sebbene il nostro Paese dia quotidianamente prova di saper essere solidale con chi è in difficoltà. Ne è dimostrazione, ad esempio, il risultato della raccolta fondi pro-terremotati attraverso il numero solidale 45500 attivato, dal 24 agosto al 9 ottobre dal Dipartimento della Protezione Civile, d'intesa con gli operatori di telefonia fissa e mobile che ha superato i 15 milioni di euro. Ciò significa che dai cellulari degli italiani sono partiti sette milioni e mezzo di sms in meno di due mesi. Senza contare, ovviamente, tutte le altre iniziative di raccolta fondi e donazioni solidali. Solo il conto corrente attivato dal Dipartimento della Protezione Civile ha raccolto quasi 2,9 milioni di euro.
Insomma la buona notizia è che, mentre la crisi economica attanaglia le famiglie italiane, falcidiando stipendi, posti di lavoro e budget di spesa, i fondi solidali e le donazioni aumentano. Non si tratta di ribadire il solito luogo comune che gli italiani sono generosi, ma di commentare i dati del Censis usciti pochi mesi fa che attestano la propensione dei nostri connazionali ad aiutare economicamente chi è meno fortunato.
Sono, infatti, 32 i milioni di italiani, quindi più di uno su due, compresi bambini e anziani, che hanno fatto una donazione nell'ultimo anno. E dal solo 5 per mille del 2014 sono arrivati 132 milioni di euro ai primi dieci destinatari, con incrementi percentuali a due cifre. I dieci enti umanitari sono: l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (scelta in 1.697.983 dichiarazioni dei redditi, per un valore complessivo di 66.152.917 euro), Emergency (398.186 scelte, 13.896.002 euro), Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro (241.617 scelte, 10.027.029 euro), Medici senza frontiere (240.495 scelte, 9.774.726 euro), Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (213.025 scelte, 6.776.525 euro), Comitato italiano per l'Unicef (187.109 scelte, 6.131.277 euro), Fondazione italiana sclerosi multipla (129.243 scelte, 5.415.095 euro), Fondazione Umberto Veronesi (100.513 scelte, 4.794.973 euro), Ospedale San Raffaele (83.666 scelte, 4.699.174 euro), Lega del filo d'oro (136.371 scelte, 4.653.490 euro). Seguono a ruota Save the Children Italia, scelta da 102.108 contribuenti per un corrispettivo di 3.988.526 euro, Actionaid International Italia (54.512 per 2.082.215 euro), Greenpeace (25.254 per 890.980 euro), Amnesty International (23.087 per 840.403 euro), Amref Italia (14.635 per 546.744 euro). Sorprende il fatto che tra il 2007 e il 2014, cioè negli anni più bui della crisi, in presenza di flessione dei consumi e del Pil, i fondi raccolti invece che diminuire siano aumentati e di molto.
Dati, non sensazioni, che attestano anche un’altra tendenza: quella a intervenire in modo solidale laddove il sistema del welfare pubblico viene tagliato. Che significa: se i fondi per le politiche sociali, dal livello statale (il Fondo nazionale per le politiche sociali – ricorda il Censis - è passato da 1,5 miliardi di euro nel 2007 a 312 milioni nel 2016) a quello comunale, si assottigliano, cresce di converso una solidarietà consapevole che parte dal basso e forma una rete di protezione capace di attutire l’impatto devastante dei tagli lineari al sociale. Questa “propensione all’altruismo e alla solidarietà degli italiani”, commenta il Censis ai dati prodotti, non è il frutto “di sporadici slanci di generosità, ma dei segnali tangibili di un cambiamento significativo di una società in cui si agitano forti pulsioni verso le fratture sociali, ma allo stesso tempo emerge in modo carsico la voglia di tenuta delle comunità”. In altri termini, il boom delle donazioni per i terremotati di Amatrice e gli altri paesi coinvolti dal sisma, ancor prima di contribuire alla ricostruzione dei Comuni distrutti, ricostruisce senso civico nell’intero Paese, edifica responsabilità, cementa una comunità nazionale.
Le istituzioni, però, in questa dinamica positiva ,dovrebbero fare la loro parte, convogliando nel modo migliore queste risorse economiche solidali. E qui arrivano, invece, puntuali le cattive notizie. Troppe volte lo sperpero, la mala gestione dei fondi, se non il loro dirottamento per altri, meno nobili fini. L’ultimo scandaloso spreco di denari destinati alla ricostruzione è quello riguardante il sisma del Molise del 2002 e l’alluvione del 2003, ed ha la sagoma slanciata di un catamarano, il “Termoli Jet”. Quello acquistato dalla Regione Molise coi soldi destinati per la ripresa economica della regione: otto milioni di euro per un’imbarcazione che, a stare allo strampalato progetto pubblico, avrebbe dovuto favorire il turismo transadriatico e, invece, è malinconicamente attraccata da 10 anni in darsena. E’ andata deserta anche la seconda asta per la sua vendita, il 29 settembre scorso, per un milione e 883 mila euro. Si proverà a svenderlo con una terza asta. Ancor più al ribasso, ovviamente.
Quello del “Termoli” è un doppio, intollerabile “scippo”: anzitutto quello di preziosi denari carpiti alla ricostruzione di paesi in ginocchio e alla rinascita di esistenze segnate dal lutto; il secondo furto, ancor più odioso del primo, nei confronti della fiducia in uno Stato che tanti cittadini generosamente stanno continuando ad aiutare a fare… lo Stato.