Non era mai accaduto che una donna diventasse vicepresidente degli Stati Uniti d’America. La prima volta porta il nome e il volto di Kamala Harris, 56 anni compiuti da poco, scelta il 12 agosto scorso dal candidato democratico Joe Biden come sua vice nella corsa alla Casa Bianca.
Harris è contro la pena di morte ma favorevole all’aborto e ai diritti dei gay. Caldeggia da sempre l’introduzione di un «terzo genere», oltre a maschile e femminile, sui documenti pubblici. In sanità ha dichiarato più volte di voler abolire le assicurazioni private in favore di una mutua pubblica. È paladina del movimento Black Lives Matter.
Sulla sua biografia politica pesano come un macigno le posizioni in favore dell’aborto e il contrasto esercitato nei confronti di molti gruppi pro-life che si battono per la difesa della vita in America. Nel 2015, la Harris, procuratrice generale della California, ha sostenuto il cosiddetto Reproductive FACT Act della California, un progetto di legge che obbligava i centri pro life di aiuto alle donne in gravidanza a dire alle loro clienti dove avrebbero potuto ottenere aborti gratuiti e a pubblicizzare le cliniche per l’aborto. Rivendicando di avere «co-promosso» il FACT Act, in quell’occasione elogiò l’allora governatore della California Jerry Brown per averlo convertito in legge.
E nel 2015 utilizzò il suo potere di procuratore generale dello Stato per far chiudere sei ospedali cattolici per conto di un altro dei suoi sponsor politici, la Service Employees International Union. Un’altra vicenda controversa che la riguarda accadde nel 2016 quando il Center for Medical Progress dimostrò che Planned Parenthood trafficava illegalmente organi e tessuti di bambini abortiti, l’allora procuratore generale della California Kamala Harris autorizzò una perquisizione a casa di David Daleiden del Cmp, durante la quale furono sequestrati video che provavano la denuncia.
È stata anche co-promotrice dell’ “Equality Act”, che costringerebbe gli ospedali cattolici, per esempio, a praticare interventi per il cambio di sesso, ad aprire agli uomini i bagni riservati alle donne e a obbligare le ragazze e le donne a competere nelle gare di atletica con ragazzi e uomini.
Sabato notte, dopo l’annuncio della vittoria, ha affermato che a salvare la democrazia americana, e l’idea americana di giustizia, saranno le donne di tutte le razze, citate una per una, «nere asiatiche latine bianche e native americane».
Harris è nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964 da madre indo-americana immigrata da Chennai e da padre di origine giamaicana, ha studiato alla Howard University e all'Hastings College of the Law di San Francisco. Dopo gli studi, lavora come vice procuratrice distrettuale della Contea di Alameda dal 1990 al 1998. Dopo aver lavorato per due anni presso quell'ufficio, nel 2003 è eletta procuratrice distrettuale di San Francisco, sconfiggendo il procuratore in carica Terence Hallinan. Rieletta nel 2007, resta in carica fino al 2011.
Nel 2010 viene eletta procuratrice generale della California e rieletta ancora nel 2014. La Harris è stata quindi la prima donna a ricoprire tale carica. Nel 2016 si candida alle elezioni per il Senato per succedere a Barbara Boxer che aveva annunciato il suo ritiro dopo 24 anni come senatrice. Il 7 giugno risulta nettamente la più votata nelle cosiddette "jungle primaries" della California a cui partecipano i candidati di tutti i partiti e che ammettono i due candidati più votati alle elezioni generali di novembre. L'8 novembre sconfigge l'altra democratica Loretta Sanchez con il 62,5% dei voti, nelle prime elezioni senatoriali della storia della California a cui non partecipano candidati repubblicani, diventando la prima asioamericana ad essere eletta al Senato.
Da procuratrice generale della California e distrettuale di San Francisco, si è dedicata alla lotta contro gli abusi sui minori e ha espresso più volte la sua contrarietà alla pena di morte. «Né duri né morbidi, ma furbi nel contrastare il crimine», il suo motto. «Essere furbi significa apprendere le verità che possono renderci migliori come comunità e sostenerle con tutte le nostre forze», scrive nel suo libro The Truths We Hold: An American Journey, pubblicato poco prima della candidatura alle presidenziali.
Nel 2014 ha sposato a Santa Monica (California) l'avvocato californiano Douglas Emhoff, che era stato per un periodo partner esecutivo dello studio di Los Angeles Venable LLP. Qualcuno l’ha definita «l’Obama donna». Amata a Hollywood e dalle celebrità di stampo liberal con importanti disponibilità finanziarie, ha importanti conoscenze nella Silicon Valley.
La scelta di Harris come vice di Biden ha molto a che fare anche con la questione generazionale del partito democratico. Con i suoi 56 anni, rispetto ai quasi 78 anni di Biden che lo fanno essere il presidente più anziano eletto della storia americana, la senatrice si candida ad essere colei che guiderà l’Asinello verso quel ringiovanimento atteso da tempo. Gli analisti paventano già un Usa 2024, con «Kamala for president» sul solco di quella svolta che non ha trovato seguito nel dopo Obama. Chissà.