Il lavoro può avere molti significati: indipendenza, riscatto dopo una caduta o un dramma personale, l’inizio di una nuova vita. Dodici persone, di cui undici con status di rifugiato, e un detenuto, inizieranno a lavorare per Amplia Infrastructures in qualità di carpentieri. Amplia, società del gruppo Autostrade per l’Italia e player di riferimento nazionale nelle costruzioni che ha da poco raggiunto i 2 mila dipendenti, ha avviato l’Academy Carpentieri a Genova con OpenjobMetis, Cnos-Fap e Fondazione Operti di Torino. Storie personali diverse, tutte difficili e con un denominatore comune: la voglia di riaffermare la propria dignità attraverso il lavoro.
Storie come quella di Fidelis Onyema, nigeriano 35enne arrivato in Italia nel 2017, che come tanti altri ha ottenuto lo status di rifugiato al secondo tentativo. Padre cristiano, madre musulmana di origine ghanese, Onyema viveva da sei anni in Libia dove, scappato da Boko Haram, aveva imparato a fare il saldatore. Ripartenza purtroppo effimera. In quel 2011 la guerra civile che avrebbe segnato la caduta di Gheddafi, il Sud del Paese diventa pericoloso, e tornare in Nigeria impossibile. Così Onyema paga uno scafista e giunge da noi. «Dal 2017 in Italia ho studiato», racconta. «Ho preso la licenza media. Sono stato in comunità e ho fatto tanti lavori a Torino: saldatore, stampatore, giardiniere». La pandemia, però, fa saltare tanti posti di lavoro. Ma Onyema entra in contatto con OpenjobMetis tramite la fondazione Operti: ora è uno dei 12 che stanno per entrare in Amplia, con la «voglia di restare in Italia e ricominciare».
Il progetto di Amplia consiste in un programma intensivo di 160 ore che dà le competenze tecnico-professionali per iniziare a operare come carpentieri qualificati sui cantieri di rigenerazione e manutenzione autostradale. Le persone coinvolte hanno effettuato nell’ultimo anno un percorso di integrazione linguistica e orientamento professionale tramite le strutture del Cnos. Ora sono entrate a pieno titolo nel mondo del lavoro, con l’assunzione nei cantieri genovesi di Amplia e in altre sedi della società. L’iter continuerà poi con l’affiancamento e l’inserimento nelle squadre di cantiere già all’opera. Un modo di concretizzare il diritto all’integrazione sociale e lavorativa per tutti, coerente con la visione di Amplia sulla responsabilità sociale d’impresa.
Questo tipo di progetti è valso ad Amplia Infrastructures, nel 2022 e nel 2023, il riconoscimento “Welcome. Working for Refugee Integration” da parte dell’Unhcr Italia per l’impegno dimostrato nell’inserimento lavorativo dei rifugiati. Ma l’attenzione di Amplia verso categorie di cittadini in difficoltà non si esaurisce qui. La società ha infatti deciso di supportare la reintegrazione lavorativa dei detenuti collaborando con l’ente Seconda Chance, un’associazione non profit del Terzo settore costituita nel 2022 che collabora con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e referenti regionali e collaboratori in molte città. Tre gli ex detenuti assunti finora, altre tre le assunzioni in corso, con nuovi colloqui previsti in tutta Italia. Infine, Amplia Academy punta anche sulla formazione dei giovani, cooperando con le istituzioni scolastiche di II livello e gli Its per favorire l’orientamento dei neodiplomati verso i mestieri nelle costruzioni e il conseguimento da parte loro delle relative competenze. La società ha recentemente accolto circa mille neoassunti, in larga parte proprio giovani.
«Le grandi sfide infrastrutturali che ci attendono» dichiara Amedeo Gagliardi presidente di Amplia Infrastructures vicedirettore generale corporate di Autostrade, «sono la leva del nostro impegno per lo sviluppo delle competenze. In questo senso, tra i vari progetti, brilla oggi la nuova Academy Carpentieri che coniuga il tema dell’inclusione al fabbisogno di lavoratori qualificati nel mondo delle costruzioni. Un'iniziativa che coglie la vitalità del settore e punta ad accrescere le competenze, valorizzando il desiderio delle persone di ottenere un'occupazione per raggiungere indipendenza, stabilità, integrazione».