Da Milano una notizia che desta sempre angoscia e paura tra i genitori di bambini che hanno frequentato un asilo nido: sono stati arrestati in flagranza di reato un 35enne e una 34enne, italiani e incensurati, rispettivamente il titolare e la coordinatrice di un nido che si trova nel quartiere Bicocca nella periferia nord della metropoli. La struttura fa parte di una catena che ha in franchising una decina di istituti a Milano e una ventina in provincia, ma anche in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Nel sito web si legge che si tratta di «un ambiente sicuro e accogliente dove i nostri piccoli ospiti possono crescere e imparare con gioia e serenità (...) L'asilo adotta un progetto educativo, consolidato (...) in quasi vent'anni di esperienza nel settore, finalizzato alla socializzazione tra i bambini e allo sviluppo ottimale delle capacità cognitive, motorie e affettive, attraverso attività guidate e spontanee proposte anche in lingua inglese (...) uno staff educativo altamente qualificato ed esclusivamente dedicato alla cura dei bambini e alla didattica (...)», e le foto sul sito web mostrano un ambiente sicuro e accogliente.
Ma così non era poiché i due sono ritenuti responsabili di maltrattamenti a minori, percosse e lesioni personali. La struttura che è stata chiusa ospitava lattanti dai 2 ai 12 mesi o bimbi da 1 a 3 anni, che sarebbero stati vittime di insulti, urla, percosse, minacce, imboccamenti forzati e rinchiusi varie volte in uno stanzino buio dove sarebbero stati trattenuti a lungo nonostante urla e pianti disperati. Vigeva, inoltre, un clima di assoluta omertà e gli arrestati avrebbero più volte mentito ai genitori per giustificare la presenza di lesioni e lividi sui piccoli.
Questo terribile fatto di cronaca richiama il recente dibattito sulla necessità di rendere obbligatoria la videosorveglianza nei luoghi ove risiedono persone a rischio di venire maltrattate. Un gruppo di genitori su Facebook ha fondato #sìalletelecamere un gruppo con quasi 50.000 iscritti. Chiedono l'installazione, nelle strutture in cui si lavora con soggetti anziani, minori e non in grado di difendersi, di controlli visivi per combattere la violenza nascosta. Da questa petizione ne è nato un progetto di legge e recentemente il Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Filomena Albano, nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni I e XI riunite alla Camera per discutere la proposta si è dichiarata favorevole ai sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso negli asili nido, nelle scuole dell'infanzia e nelle strutture socio assistenziali per anziani, disabili e minori disagiati. Questo nel «superiore interesse del minore» e con accesso alle immagini dietro autorizzazione della autorità giudiziaria.
Si tratta però di una scelta che necessita molta attenzione poiché caratterizzata da una certa complessità che, ha spiegato, «riguarda tanti aspetti: la tutela dei dati personali e della riservatezza, sia dei bambini sia dei lavoratori delle scuole; la tutela della incolumità fisica e psichica dei minori; la salvaguardia della relazione educativa insegnante-bambino e, più in generale, l'affidamento e la fiducia nei confronti delle persone a cui deleghiamo ogni giorno la cura dei nostri figli».
Il garante è poi intervenire sull’importanza della prevenzione: «Con una adeguata formazione degli educatori e degli operatori che prestano servizio nel settore e con costanti percorsi di aggiornamento professionale, innalzando verso l'alto uniformi standard di qualità e con un adeguato rapporto numerico educatore-bambino e rafforzando, infine, il patto sociale tra famiglia e scuola».