Cari amici lettori, venerdì 1° settembre papa Francesco ha partecipato alla prima edizione dell’incontro Summit Vitae che ha avuto luogo alla Casina Pio IV in Vaticano tra il 31 agosto e il 1° settembre scorsi e ha visto la partecipazione di diversi artisti famosi, per riflettere su come le arti, i media, lo spettacolo possano promuovere il bene comune e favorire una cultura dell’incontro.
Il Santo Padre, sulla scia anche di altri Papi (penso al Messaggio agli artisti di Paolo VI e la Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II), ha mostrato sensibilità e attenzione anche a questo “campo” in cui siamo un po’ meno abituati a sentirlo parlare. Ma sappiamo che ha avuto una formazione umanistica, ha insegnato per un anno letteratura e psicologia, gli piace la musica classica e nei documenti cita in più occasioni scrittori e poeti latinoamericani. E offre anche a noi qualche spunto di riflessione.
Che ruolo può avere infatti per noi la bellezza? Non rischia di essere un po’ una evasione dai giorni bui, con tutti i problemi che incombono? In realtà, proprio da periodi bui ed esperienze terribili come i lager nazisti e i gulag comunisti sono nati capolavori dell’umano come Se questo è un uomo di Primo Levi e Arcipelago gulag di Aleksander Solzenicyn. Ma sono tanti i capolavori d’arte e di letteratura che ci permettono una profondità di sguardo sull’umano e i suoi problemi, più di tante opere di sociologia o di filosofia, e ci aiutano a leggere il nostro tempo e noi stessi. Senza dimenticare che la visione cristiana della vita ha ispirato opere somme come la Divina Commedia di Dante e I promessi sposi di Manzoni, trasformando la teologia e la spiritualità cristiane in affreschi di grande potenza comunicativa che sono capaci di commuoverci e farci riflettere ancora oggi. Conversando con gli artisti presenti a Summit Vitae, papa Francesco ha affermato che il ruolo dell’arte è di «mettere una spina nel cuore, che muove alla contemplazione e la contemplazione ti attira a un cammino». L’arte insomma non ci lascia “seduti” in poltrona, ma «attrae ad un cammino e chi è in cammino ha la coscienza di essere atteso, che “qualcuno mi sta aspettando”».
È il potere della bellezza: attirarci, farci presagire qualcosa di più grande, di più bello, che è il nostro “destino”. Al bisogno di bellezza dovremmo forse prestare più attenzione, insomma: non per ricerca di “evasione” estetica ma perché la bellezza ha il potere di attrarre e di darci uno sguardo diverso, di cui abbiamo enorme bisogno in mezzo al grigiore quotidiano o al buio di situazioni difficili. Anche la fede, poi, ha bisogno della bellezza del bene: le storie che presentiamo su Credere cercano di restituirla. Ne abbiamo necessità, soprattutto quando il cuore è tentato dall’inaridimento o dallo scoraggiamento. Di fronte alle questioni “serie” della vita (politica, economia, emergenze sociali registrate dall’attualità…), che certamente non possiamo ignorare, essa semina in noi preziosi germogli di speranza.