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domenica 15 settembre 2024
 
 

A chi va la fiducia dei giovani?

10/12/2012  Credono nella Chiesa e si fidano delle forze dell'ordine ma guardano con disincanto la politica e le istituzioni. Così rispondono i giovani coinvolti nella ricerca dell'Istituto Toniolo

Tutt’altro che rassegnati, per niente confusi, sicuramente delusi. I giovani italiani under 30 guardano al loro futuro, tra le mille difficoltà legate a questa fase di crisi, con un particolare disincanto nei confronti delle istituzioni. Bocciano senza appello i partiti politici, sono molto insoddisfatti anche da Camera e Senato, governo e sindacati. Soltanto la scuola e le forze dell’ordine, insieme alla Chiesa per i giovani credenti, continuano a rappresentare punti di riferimento degni di fiducia. E’ la fotografia dell'indagine realizzata per l'Istituto Toniolo di Milano da Ipsos, con il sostegno della Fondazione Cariplo e un gruppo di docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. La ricerca è fra le più vaste e rappresentative finora pubblicate: ha raccolto informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le aspettative, sui progetti di vita dei giovani (e sulla loro realizzazione) basandosi su un campione di 7.500 ragazzi tra i 18 e i 29 anni. “L’obiettivo di questo imponente lavoro era di misurare lo scollamento delle giovani generazioni dalle istituzioni, soprattutto in un momento di così forte spaesamento e preoccupazione per il futuro”, commenta Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica e curatore della ricerca. “Ciò che abbiamo scoperto è che davvero poche realtà istituzionali continuano a rappresentare, per loro, un punto di riferimento degno di fiducia. Tra queste c’è la scuola, che riscuote un voto positivo per oltre il 55% dei giovani. Nonostante tutti i problemi in cui versa, infatti, rimane sorretta da un grande numero di insegnanti appassionati, capaci di trasmettere ai ragazzi valori positivi. E’ da notare che nella generale sfiducia e delusione nei confronti delle istituzioni, le agenzie educative più vicine, in primis la famiglia, si sono invece notevolmente rafforzate”. I risultati sulla Chiesa, promossa dal 49,6% dei credenti, sono particolarmente articolati. Se infatti si considera il segmento dei non credenti, l’apprezzamento scende a 3 voti favorevoli su 10. Esiste una certa variabilità geografica: il valore dei consensi supera il 50% (tra i credenti) in tutte le aree geografiche tranne che nel Centro (45%). Tra i giovani la percentuale dei voti favorevoli alla Chiesa aumenta con il titolo di studio (da 48,7% della scuola dell'obbligo al 51,5% tra i laureati). E' inoltre maggiore tra le donne (50,3%) rispetto agli uomini (58,9%). “Come per tutte le istituzioni, i giovani tendono a premiare maggiormente le figure più vicine, con le quali interagiscono quotidianamente e concretamente”, sottolinea il professor Rosina. “Ricerche condotte sul territorio evidenziano, ad esempio, come la percentuale di consensi tenda a salire, rispetto alla voce generica di Chiesa, quando si chiedere il grado di fiducia nei missionari, nei sacerdoti, negli insegnanti di religione. Ugualmente hanno un maggior apprezzamento la parrocchia e all'interno di essa l'oratorio, visto come luogo non solo di formazione, ma di svago e di amicizia. Queste esperienze così inclusive, insieme a queste persone che ogni giorno mettono i valori all’opera, sono un grande potenziale per la Chiesa, per far crescere la fiducia fra tutti i giovani, credenti e non credenti”.

Tra le Istituzioni sicuramente promosse nella ricerca promossa dall’Istituto Toniolo ci sono dunque scuola, forze dell’ordine e Chiesa cattolica per i ragazzi credenti. Secondo il campione analizzato, la netta maggioranza (oltre il 55%) dà a scuola e università un voto positivo. Ancor più alto il gradimento tra quelli che hanno un titolo di studio alto. Rispetto alla ripartizione geografica, la fiducia tende ad essere maggiore dove scuola e Università offrono migliori strutture e maggiori livelli di preparazione: il voto positivo supera infatti il 60% al Nord. Il 55% dei giovani promuove le Forze dell'Ordine, dato che sale al 58% nel Nord- Ovest di Italia e arriva al 57 % dei consensi fra chi ha un titolo di studio alto, mentre uomo e donna hanno dato un giudizio sostanzialmente equivalente. Piuttosto bassa, invece, la stima che indirizzano ai sindacati, i quali si attestano al 27% dei consensi. Ad essere solennemente bocciata, infine, è la politica.



Il giudizio negativo va alla classe dirigente in generale, considerata più attenta a difendere interessi di parte ma poco capace di far crescere il paese, di ridurre le disuguaglianze di partenza, lasciando peraltro alle nuove generazioni un debito pubblico tra i più elevati al mondo. Al livello più basso della scala di fiducia ci sono i partiti. La percentuale di voti positivi è poco superiore al 6% (circa uno su quindici). Male anche per Camera e Senato, con voti positivi appena sopra il 10%. Il Governo ottiene la promozione solo da 17 giovani su 100 (ma qui la fiducia cresce con il livello di istruzione: un voto positivo su cinque tra i laureati). In un quadro complessivamente negativo, recuperano le istituzioni territorialmente più vicine: il numero dei voti favorevoli sale al 24% nel caso delle Regioni e al 29% in quello dei Comuni, con esiti di gradimento ancora maggiori nelle aree del Paese nella quali la gestione dei servizi verso i cittadini tende ad essere più efficiente (si va dal 21% del Sud fino al 40% del Nord Est).



“Resistono” la Presidenza della Repubblica (35% di consensi) e l'Unione Europea (41%). Anzi, nella classifica generale l'istituzione comunitaria risulta la "meno bocciata": un dato che contrasta con il clima di diffuso scetticismo di cui è circondata. Anche in questi casi il legame con il titolo di studio è molto forte: tra chi è laureato la fiducia nella Presidenza della Repubblica arriva a toccare valori sufficienti in quasi la metà dei casi (48%), idem per l'Unione Europea (47%). Da notare, infine, che verso la politica la sfiducia è maggiore tra le categorie che meno trovano spazio e opportunità. Ad esempio la fiducia è più bassa per le donne (verso i Partiti, ma anche verso il Governo nazionale, Regione e Comune) e tra i Neet (ovvero tra i giovani che non studiano e non hanno un lavoro). Tra questi ultimi la percentuale di chi dà un voto positivo ai partiti scende al 5% e al Governo sotto il 15%.

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