Cari amici lettori, più va avanti il conflitto in Ucraina e più cresce, insieme allo sgomento e all’inquietudine, il senso della pietà. Pietà per le tante vittime di una guerra iniqua, che crea soltanto distruzione e miseria. Su un aspetto vorrei soffermarmi con voi a riflettere, traendo spunto da un pezzo di Nello Scavo su Avvenire dello scorso 26 marzo. Mi riferisco alla denuncia sulle centinaia di giovani russi mandati al fronte con la menzogna, dicendo loro che si trattava di «un’esercitazione come le altre».
Altri sono stati mandati in Bielorussia con il pretesto di esercitazioni, ma poi sono stati costretti a firmare un contratto di arruolamento e così trasformati in “volontari”, che perciò non possono sottrarsi alle battaglie. E altre analoghe modalità ancora sono state escogitate per tendere una “trappola” ai militari di professione che non volevano partecipare alla guerra e avevano chiesto di rescindere il contratto per motivi di coscienza. Questa menzogna non è l’unica. Ci sono ad esempio le “lezioni speciali” che gli insegnanti devono tenere per spiegare perché è stato “necessario” andare in Ucraina, con tanto di materiali creati dal ministero dell’Istruzione, compresa una serie di videolezioni. Si potrebbero fare altri esempi presi dai “piani alti”, come l’uso manipolatorio da parte di Putin di una citazione del Vangelo (Giovanni 15,13), che finisce per essere blasfema.
L’elenco potrebbe continuare, ma quello su cui vorrei riflettere con voi è su come l’ingiustizia e la violenza abbiano bisogno di “distorcere” le cose con la menzogna, la mistificazione, l’inganno, la propaganda. «Anche Satana si maschera da angelo di luce» (2Corinzi 11,14), ammonisce san Paolo i cristiani di Corinto, mettendoli in guardia dai “travestimenti” del demonio per confondere i credenti. Una frase, quella dell’apostolo, citata dal teologo luterano Dietrich Bonhoeffer a proposito di Hitler, riferendosi al fascino che esercitava, soprattutto all’inizio, sulle masse e anche su tanti leader cristiani, incapaci di riconoscere per tempo la natura perversa e demoniaca del suo potere, invece ben chiara al pastore fin dall’inizio. Parole vere, anche scomode, invece vengono da papa Francesco, che ancora una volta riesce a interpretare quanto sta accadendo, facendosi voce dei sentimenti più profondi delle persone. Il Pontefice ha parlato di una «guerra crudele e insensata», «una sconfitta per tutti», «aggressione all’Ucraina», «bestialità della guerra, «atto sacrilego e insensato».
Un “discernimento” della realtà che viene da una coscienza cristiana. I giudizi di valore sono netti, ma senza essere “di parte”, non diplomatici né mistificatori: è il realismo “visionario” di una delle poche guide morali rimaste in questo tempo. E altrettanto netto è l’appello (ai responsabili politici) all’unica via di uscita: «Basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!».
E per questo si è affidato, confortato dalla partecipazione di milioni di cristiani nel mondo, alla preghiera, consacrando, venerdì 25 marzo, il popolo russo e il popolo ucraino al Cuore immacolato di Maria. Preghiera che dobbiamo continuare ancora intensamente in questi giorni. Nella speranza che si apra qualche varco inaspettato nella “durezza di cuore” di chi la guerra l’ha voluta, l’ha preparata e, infine, scatenata.