V i avevo promesso la volta scorsa di condividere con voi la risposta che ho dato a un mio studente che mi diceva che la preghiera, secondo lui, è inutile, perché «non produce niente» e che è meglio dedicarsi alle opere di bene perché così amiamo Dio con i fatti e non con le chiacchiere. Invece di fargli una lezione di catechismo, gli posi questa domanda: «Sei sposato?». Dopo qualche istante di esitazione – dove probabilmente aveva pensato: «Ma guarda tu che impiccione, che c’entra questo dettaglio con la mia domanda?» – mi rispose: «Sì, sposato con figli». «Benissimo», ripresi, «stasera, quando rientri a casa dopo il corso, vai da tua moglie e dille: “Ho deciso. Non parliamo più e non facciamo più l’amore. Ti voglio mostrare il mio amore solo con i gesti”». Il povero studente non colse immediatamente il nesso tra la mia provocazione e quanto aveva detto e quindi dovetti spiegare: «Tu dici che amare Dio passa per le opere concrete e, di fatto, neghi il valore e “l’utilità”, per usare le tue categorie, di una intimità dialogica con Lui. Ebbene, ti ho solo suggerito di applicare queste cose alla tua relazione con tua moglie. Capisci che non si può amare solo facendo cose utili? Mi dici che hai figli. Ottimo! La stessa cosa può valere per il rapporto con loro. Pensi che basti dare da mangiare ai tuoi figli e iscriverli a scuola o in palestra? I tuoi figli hanno bisogno di quel tempo che “non serve”, quel tempo apparentemente perso in cui non si produce niente, quel tempo di gratuità dello stare insieme. È quello il tempo in cui sentiranno in maniera più limpida e chiara il tuo amore. Ti provoco con un’ultima prospettiva: pensa se un giorno i tuoi figli, con tanto amore pragmatico, ti diranno: “Ti metto in una casa di riposo dove hai tutto, ma non ti vengo a trovare perché tanto è inutile… tanto hai tutto ciò che serve”». Non vi riporto il resto della conversazione, ma traggo una lezione che vale per tutti. L’essere umano sopravvive grazie alle cose utili: cibo, bevande, vestiario, abitazione, ecc. Ma sono alcune cose “inutili” che ci permettono di dare un senso alla vita: l’amore, la fedeltà, la bellezza, l’amicizia, l’ascolto, il gioco, lo scherzo… E al di sopra di tutte queste “inutilità” metto la preghiera. Come tutte le cose sublimi la preghiera è per certi versi davvero inutile. Non è un “utensile”, è lo spazio della gratuità, dell’amore gratis ricevuto e gratis corrisposto. In una parola, la preghiera è una grazia.