Alcuni anni fa Elisa Veronesi, 42 anni, in qualità di psicologa tenne dei corsi per chi voleva diventare una “Tata Famiglia”, cioè ottenere la qualifica per gestire un nido familiare all’interno della propria abitazione. Moglie e mamma di due bambine di 9 e 11 anni, è la persona giusta per parlare del tema “tate e baby-sitter”, caro alle giovani coppie con bambini piccoli sempre in affanno per gestire la quotidianità: «La tata è per la famiglia un’affidabile collaboratrice, ma non si confonde mai in una relazione di parentela. Il rapporto di lavoro rende tutto molto chiaro, ma non per questo essa riveste un ruolo meno rilevante».
Qual è il suo ruolo esattamente?
«Come Mary Poppins una tata non si limita a intrattenere i bambini, funzione per la quale potrebbe essere sostituita da una qualunque consolle di videogiochi. Piuttosto, il cuore del suo ruolo è costituito dalla fiducia che sa guadagnarsi: con i genitori nell’essere un coerente collaboratore nelle loro scelte educative, e con i bambini nel risultare un solido punto di riferimento per ogni bisogno, desiderio, necessità. Mary Poppins non aveva nulla a che fare con lo stile della famiglia Banks, ma anche in questo risiedeva il suo fascino. Eppure, a renderla davvero indimenticabile, non furono tanto le sue avventure, quanto la profonda fiducia che, nonostante le sue stranezze, essa seppe instaurare con quei genitori vittoriani e severi e con quei bambini estremamente vivaci».
Non c’è rischio che tolga autorevolezza ai genitori?
«Per i bambini, i genitori vengono sempre al primo posto. Eppure il rischio è presente, nel momento in cui passano un tempo davvero consistente e significativo con la tata, mentre i genitori diventano piuttosto delle comparse nella loro vita. E una tata che passa molto tempo in casa, ma che non collabora in modo coerente con le scelte educative dei genitori, rischia anche di togliere autorevolezza».
Come scegliere una tata? A chi chiedere consigli?
«Proprio come per Mary Poppins, le referenze costituiscono un grande aiuto nella scelta. Attraverso l’esperienza di altre famiglie, infatti, è più semplice valutare. Occorre però non perdere di vista la vera funzione della tata: fornire sicurezza e sensibile cura ai bambini. Occorre privilegiare una prospettiva a lungo termine, perché i bambini soffrono nel cambiare le figure di riferimento. Pensiamo alla tristezza di Jane e Michael Banks alla partenza di Mary».
Come deve comportarsi una tata e cosa non si deve mai fare o dire con lei?
«La tata è una di casa ma non una di famiglia. Quindi non si deve mai permettere di interferire nell’equilibrio famigliare, per esempio alleandosi con uno dei figli contro l’altro, oppure di nascosto con i bambini (quando sono più grandicelli) contro i genitori, o ancora con uno dei genitori contro l’altro, come può avvenire quando gli equilibri di coppia non sono sereni. Si creerebbe un clima assolutamente poco favorevole al benessere dei più piccoli. Allo stesso modo i genitori non dovrebbero mai introdurre la tata nelle dinamiche di coppia o familiari».
La sua presenza è alternativa ai genitori o può convivere con la famiglia?
«Certamente la tata e l’intera famiglia possono trascorrere alcuni momenti insieme, senza mai però che i diversi ruoli si vadano a confondere. La convivenza stabile della baby-sitter con tutta la famiglia, come può avvenire per una vacanza molto lunga oppure se i genitori lavorano in casa, rende più difficile creare e mantenere relazioni positive perché i bambini rischiano di essere confusi sui momenti in cui devono affidarsi alla tata e quelli in cui possono fare riferimento ai genitori. Altrettanto importante, se c’è una convivenza, che siano visibili, regolari e rispettati i momenti di libertà della tata. Queste distinzioni consentono a tutti di non confondere i ruoli».