Massima trasparenza e lotta alla pedofilia. Papa Francesco non fa sconti e chiede che venga pubblicato il Rapporto, da lui stesso commissionato, che spiega come sia stato possibile che l'ex cardianle Theodore Edgar McCarrick abbia potuto scalare le gerarchie arrivando alla prestigiosa sede di Washington. Due anni di lavoro coordinati dalla segreteria di Stato, per scavare negli archivi vaticani. Testimonianze anche delle vittime, lettere, appunti che descrivono un quadro chiaro - a volte raccapricciante - del modo in cui Mccarrick sia andato avanti con gli abusi sessuali e di potere conquistando, al contempo, la fiducia dei Papi, in particolare di Giovanni Paolo II. Dopo la nomina a vescovo, nel 1977, da parte di Paolo VI, infatti (ma all'epoca non era emerso nulla che ne oscurasse la moralità, nemmeno per sentito dire), McCarrick comincia a fare "carriera" sotto il Pontificato del papa polacco. Nonostante su di lui comincino a scatenarsi dei rumors sempre più eloquenti McCarrick riesce a convincere che si tratta soltanto di chiacchiericci senza fondamento messi in giro ad arte per motivi politici. Passa così di sede in sede fino a essere nominato, nel 2000 alla prestigiosissima sede di Washington. E anche quando le accuse diventano più concrete e persino Carlo Maria Viganò fa presente i comportamenti "inappropriati" di cui è venuto a conoscenza nessuna azione viene intrapresa per conoscere la verità. Si può presumere, spiega il rapporto «pubblicato con dolore», come sottolinea il segretario di Stato Pietro Parolin (di cui pubblichiamo il video), che Giovanni Paolo II sia stato influenzato dalla sua passata esperienza in Polonia dove si usava screditare i vescovi per minare la fiducia della gente in tutta la Chiesa. E probabilmente un ruolo non secondario lo ha avuto anche il rapporto diretto che McCarrick ha sempre mantenuto con Giovanni Paolo II, né lo spergiuro con il quale McCarrick giurò al papa polacco di essere innocente..
Il Rapporto, «che va letto integralmente», incoraggia il cardinale Parolin perché si capisca realmente quanto accaduto, tira in ballo a più riprese proprio il ruolo di "informatore" di monsignor Carlo Maria Viganò chiedendosi anche perché, quando ne ebbe l'occasione, non cominciò mai nessuna azione concreta su McCarrick per appurare quanto ci fosse di vero nelle accuse di pedofilia. In particolare, sulle accuse contro papa Francesco (di non aver fatto nulla nonostante lui avesse parlato della situazione di McCarrick in una udienza del 2013), l'indagine conclude che non c'è traccia del fatto che Viganò avesse effettivamente parlato della questione con il Papa. E che anzi, «fino al 2017, nessuno - né il cardinale Parolin, Né il cardinale Ouellet, , o l'arcivescovo Becciu o l'arcivescovo Viganò - ha fornito a Papa Francesco alcuna documentazione relativa agli addebiti contro McCarrick, comprese le lettere anonime risalenti ai primi anni '90». Papa Francesco, fino al giugno 2017, «quando l'arcidiocesi di New York apprese la prima accusa conosciuta di abuso sessuale di una vittima di età inferiore a 18 anni compiuto da Mc Carrick agli inizi degli anni '70» papa Francesco non modificò dunque la condotta assunta dai suoi predecessori. Poco dopo, quando l'accusa sembrò credibile, papa Francesco chiese le dimissioni di MacCarrick e, in seguito al processo condotto dalla Dottrina della fede che lo giudicò colpevole, lo dimise dallo stato clericale.
Il cardinale Parolin, nel presentare il Rapporto, aggiunge anche che, se questa è una pagina di dolore, è anche una pagina di speranza. La Chiesa trasparente, voluta da papa Francesco, ha fatto infatti della lotta agli abusi una priorità, convinta che si possa percorrere una strada diversa e che, come scrisse lo stesso papa Francesco nella Lettera al popolo di Dio, «guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato». Ma «guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità».