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mercoledì 16 ottobre 2024
 
Interviste di Credere
 
Credere

Le grandi interviste per il Giubileo: Testimoni di Speranza fuori dal tempio

18/07/2024  Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi, a lungo ministro della cultura in Vaticano, il Giubileo può essere occasione per incontrare credenti e non credenti laddove c’è la vita vera

di Vittoria Prisciandaro - foto di Tommaso Ausili

Biblista, teologo, profondo conoscitore dell’ebraismo, autore di oltre 300 libri, il cardinale Gianfranco Ravasi, 81 anni, è uomo di studi appassionato di dialogo. Dal 2007 al 2022, sotto i pontificati di Benedetto XVI e Francesco, è stato il “ministro della cultura” del Vaticano e, in quella veste, ha ideato il “Cortile dei gentili”, la struttura del Dicastero per la cultura e l’educazione costituita per favorire l’incontro tra credenti e non credenti. Un cortile, in una società laica e secolarizzata, proprio per confrontarsi sulle tante e inquietudini della modernità.

In una società laica e secolarizzata «il Giubileo ha molto ha da dire a quanti credono e anche a chi non crede», dice il cardinale Ravasi.

«Nella Bibbia, al capitolo 25 del Levitico, si descrivono le condizioni per poter espletare il Giubileo. Questa parola deriva dall’ebraico yobel, c’è 27 volte nell’Antico Testamento e per sei volte indica il corno del montone, negli altri casi è invece il giubileo. Il corno suonava nel mese di Tishrì, che corrisponde al nostro autunno, e segnava quasi una sorta di separazione tra il tempo precedente e il nuovo anno che iniziava. Questo accadeva dopo sette settimane d’anni, 49 anni, e poi seguiva il Giubileo, il cinquantesimo anno. E cominciavano una serie di impegni: “Non seminerai, non arerai la terra, non vendemmierai, non mieterai”. Cioè la terra deve rimanere “in sabato”, “in riposo”. Perché tu abbia a ricordare che la terra è un dono che ricevi, non l’hai fatta tu, e per questo anno ti produrrà spontaneamente quanto è necessario per poter vivere. È possibile per due anni lasciare la terra incolta? Probabilmente non avveniva, ma lasciava spazio a un’utopia, il desiderio di qualcosa di più alto. Abbiamo evidentemente la dimensione ecologica, il rispetto della terra».

Il tema dell’utopia, del riposo della terra, è di grande attualità, anche per i non credenti…

«Certo. Noi tutti esseri umani in ebraico ci chiamiamo Adamo, che non è un nome proprio. In ebraico ha l’articolo, ha’adam, e letteralmente vuol dire “colui che ha il colore rossastro”, dell’argilla, e si intende il legame con la materia. Noi abbiamo un legame con il creato, la Laudato si’ è tutta centrata su questo. E la Fratelli tutti indica una serie di impegni sociali e comunitari che sono propri anche del Giubileo».

Cosa dà speranza alla sua vita, nel quotidiano?

«Tutte le virtù hanno volti differenti a seconda delle persone. E la speranza ha una caratteristica particolare, che è stata messa in luce molto bene da un poeta francese, Charles Péguy. Morto all’inizio della Prima guerra mondiale, nel 1914, ha scritto un poemetto intitolato Il mistero del Portico della seconda virtù. E lui diceva: “La fede e la carità sono le due sorelle maggiori, ma la più piccola, speranza, fa quello che fanno i bambini quando i genitori per strada si fermano a chiacchierare tra di loro o con un amico o dinanzi alle vetrine: li strattonano”. Fede e carità per andare avanti hanno bisogno della speranza. Uno che come me si interessa per tutta la vita di cultura e Bibbia, inesorabilmente è portato alla ricerca, una realtà che purtroppo ai nostri giorni non si pratica più molto, neanche nelle scuole. Platone, nell’Apologia di Socrate, ricorda una frase-testamento che gli ha lasciato il maestro: “Una vita senza ricerca non merita di essere vissuta”. E questa è la tensione, la speranza. È un dono, che vorrei augurare anche ai nostri lettori».

 

Leggi l’intervista completa a Gianfranco Ravasi acquistando il numero di Credere in edicola da giovedì 18 luglio e in distribuzione in parrocchia da sabato 20 luglio. Oppure acquista una copia digitale www.edicolasanpaolo.it/scheda/credere.aspx

 

• Questa intervista con il card. Ravasi, che segue quelle a monsignor Rino Fisichella, a Gemma Calabresi, don Luigi Verdi e Antonella Lumini, fa parte di Viandanti della speranza, una serie di dialoghi con personalità del mondo ecclesiale, della cultura, dell’impegno sociale, dello spettacolo e dello sport in preparazione al Giubileo 2025. Si tratta di un progetto multimediale che, oltre al servizio su Credere, comprende anche la versione televisiva di questa intervista che sarà trasmessa su Telenova (Canale 18 del digitale terrestre in Lombardia e Piemonte orientale) martedì 23 luglio alle 22.30 e mercoledì 24 luglio alle 11.00. Il video di tutte le interviste è disponibile anche su App e sito di Telenova (www.telenova.it).

• Per restare aggiornati su tutti i contenuti in programma, è disponibile una pagina web raggiungibile cliccando qui.

Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere

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