Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 19 aprile 2025
 
Dietro le quinte
 
Credere

Meeting di Rimini, Letizia Bardazzi: «L’amicizia con Dio ci apre all’incontro»

17/08/2023  «È un invito ad avere la sua stessa passione per l’uomo in un’epoca intrisa di inimicizia e dolore», dice la presidente dell’Associazione italiana centri culturali, attiva nel “cantiere” del Meeting di Rimini

Costruire un evento di rilevanza internazionale come il Meeting di Rimini richiede un lavoro di preparazione che dura tutto l’anno, e una passione per scoprire e raccontare la realtà e per incontrare personalità provenienti da tutto il mondo. Letizia Paoli Bardazzi è da anni una delle protagoniste di questo cantiere sempre aperto. Nata a Prato, laureata in Scienze politiche, ha trascorso un decennio con la famiglia negli Stati Uniti dove è stata tra i fondatori del Centro culturale Crossroads. Oggi insegna nelle scuole superiori a Milano ed è presidente dell’Associazione italiana dei centri culturali Aic – una rete di oltre 180 centri culturali, partner storico del Meeting – e fa parte della redazione culturale della kermesse.

L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile: il titolo di quest’anno può sembrare un’affermazione “dogmatica”. Perché l’esistenza umana è un’amicizia? E perché sarebbe addirittura inesauribile?

«Ognuno di noi, prima ancora di vivere l’amicizia, è un’amicizia. Quello che costituisce ognuno di noi come persona è il fatto di essere voluto nella sua origine, di essere voluto per un destino di felicità. Dio ci chiama a un’amicizia con Lui e ci offre la risposta alle domande di compimento che abitano il cuore dell’uomo: è un invito ad avere la sua stessa passione per ogni uomo e a contribuire alla costruzione di una speranza sugli snodi più importanti di un’epoca intrisa di inimicizia e di dolore. L’orizzonte di questa tensione è sconfinato, ed è inesauribile come la fonte che la origina».

«Vagliate tutto e trattenete il valore»: la frase di san Paolo è il principio ispiratore dell’Aic. Cosa vi lega al Meeting?

«Possiamo parlare di un legame genetico. La realtà dei centri culturali, giacimento di presenza originale e occasione di proposta pubblica, condivide il “sentire” del Meeting espresso nel tema lanciato ogni anno e partecipa alla sua costruzione individuando relatori incontrati sul territorio, usufruendo delle mostre itineranti e collaborando anche alla sostenibilità dell’evento attraverso il Meet the Meeting, un’iniziativa in cui decine di città diventano protagoniste della diffusione della kermesse e al tempo stesso del suo sostegno. C’è una circolarità che lega Aic e Meeting».

Quando è stato il suo primo Meeting?

«Era il 1985, con i ragazzi di Gioventù studentesca di Prato andammo a Rimini in campeggio per seguire il Meeting. Era l’anno di Gaber, Ionesco, Julien Ries, Tarkovskij, ma ciò che più mi colpì furono le parole di don Giussani a conclusione di un intervento che abbiamo avuto modo di riprendere recentemente: “Io auguro a me e a voi di non stare mai tranquilli, mai più tranquilli”. Questo invito tracciò una strada per la mia crescita, mi indusse a iniziare un lavoro di paragone per la ricerca di verità che il cristianesimo offriva. E questo mi chiedeva di cambiare mentalità, di non conformarmi alla mentalità del mondo».

Nei vostri centri culturali i contenuti del Meeting hanno un’eco prolungata, siete una specie di “moltiplicatore”. Che risposta avete sui territori?

«Il Meeting ogni anno, attraverso le mostre, gli spettacoli e i relatori con cui entra in dialogo offre un patrimonio vastissimo. I centri culturali godono di questa ricchezza e la propongono a livello locale. Le mostre rappresentano almeno il 30 per cento della programmazione di un anno sociale. Ognuna documenta una ricerca, un lavoro di critica, riflessione e scoperta in cui emerge un’originalità di giudizio».

La cultura è da sempre una sua passione, quando viveva con la famiglia negli Usa ha fondato il Centro culturale Crossroads, attivo oggi in varie città americane. Da dove nasce questo interesse?

«L’aspetto che mi colpisce del carisma di don Giussani è proprio quello della dinamica culturale. Per lui la scaturigine della cultura, il gusto dell’interrogarsi e dell’incontro, del dialogo e della scoperta di nuovi significati, avviene nell’esperienza di una vita condivisa. È in una comunione che nasce una posizione culturale e mai nell’idea, pur giusta, di una singola persona. È in America, dove spesso si perde il legame fra il cristianesimo e la vita di tutti i giorni, che presi coscienza che la mia vita – grazie all’appartenenza alla comunità americana di Comunione e liberazione – offriva un contributo al cammino di ogni uomo, e nacque un impeto missionario che prese forma attraverso il servizio a una rete di centri culturali nati a New York e in altre città. L’influsso del teologo e scienziato Lorenzo Albacete, grande amico di Giussani, è stato decisivo: per lui fare cultura era risvegliare l’interesse a tutto. Da allora la mia vita è una costellazione di scoperte attraverso i libri letti, i brani ascoltati, gli incontri organizzati e i testimoni incontrati. La mia fede è cresciuta così».

Il Meeting è un crocevia di mondi diversi. Con chi si dialogherà quest’anno?

«Parleremo con il cardinale Matteo Maria Zuppi sulla costruzione di un’amicizia sociale e della pace a dieci anni dall’elezione di papa Francesco, dialogheremo con François-Xavier Bellamy, Joseph H.H. Weiler, Juan José Gómez Cadenas, il cardinale José Tolentino de Mendonça, monsignor Giuseppe Baturi, Adrien Candiard, Olivier Roy, Gaël Giraud, Carlin Petrini, padre Mauro Giuseppe Lepori, Shadi Hamid e Mikhail Shishkin, poi con presidenti di Regioni, amministratori delegati di grandi aziende, ministri e politici. Attraverso le figure di Dorothy Day, don Pino Puglisi e don Lorenzo Milani scopriremo come una vita che si lascia generare da un’amicizia infinita diventa a sua volta capace di generare reti di amicizie prima impensabili».

A Rimini presentate tanti libri con la formula del podcast. Perché questa scelta?

«Nel 2020 durante l’edizione speciale nell’anno della pandemia (quando di podcast si parlava ancora poco), questi nuovi strumenti editoriali furono un’occasione per ovviare alla mancanza di relazioni in presenza e per portare un arricchimento a tutti mediante i libri che avevamo letto nei mesi di lockdown. Nacquero amicizie importanti che andavano al cuore del contenuto dei libri, talvolta più delle presentazioni tradizionali. Decidemmo così di continuare quest’avventura perché il libro da sempre è al cuore della scoperta e dell’approfondimento culturale del Meeting, e quest’anno presentiamo la quarta edizione di una collana di podcast (www.meetingrimini.org/edizioni/edizione-2023). Con una novità: saranno registrati in presenza davanti alla libreria del Meeting. Incontreremo ospiti come Luigi Garlando, Cristina Dell’Acqua, Maria Grazia Calandrone, Daniele Mencarelli e tanti altri».

(Foto in alto: Giovanni Panizza)

Identikit: chi è Letizia Bardazzi

Professione    Insegnante

Fede                Coltivata nel movimento di Cl

Impegno         Nella redazione culturaledel Meeting di Rimini

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo