(Foto Ansa: il Papa di fronte all'effigie di Nostra Signora di Guadalupe durante la messa a San Pietro)
La basilica di Nostra Signora di Guadalupe e San Filippo Martire non è l’unico luogo nella capitale d’Italia in cui si venera l’effigie della Vergine. Nel quartiere Monte Mario, infatti, grazie alle monache Figlie di Maria Immacolata di Guadalupe, negli anni tra il 1928 e il 1932, è stata eretta una parrocchia, adiacente al convento, che il 29 aprile 1969 ha ricevuto da papa Paolo VI il titolo cardinalizio di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario. L’immagine della Vergine posta sull’altare centrale è opera di un sacerdote messicano. Donata nel 1880 a papa Leone XIII, rimase per circa quarant’anni in Vaticano, fino a quando Pio XII, negli stessi anni in cui i lavori di costruzione della chiesa erano già avviati, decise di consegnarla nelle mani della superiora del convento delle Figlie di Maria Immacolata di Guadalupe.
A questa parrocchia si aggiunge anche la cappella dedicata alla Madonna di Guadalupe nella chiesa romana di San Nicola in carcere. L’immagine, portata da alcuni Gesuiti espulsi dal Messico nel 1773, nel 1796 mosse gli occhi alla presenza di decine di testimoni. Dopo un’accurata indagine, il vicariato diede il permesso di celebrare il ricordo di questo evento prodigioso ogni anno. Nel 1925 poi il Capitolo vaticano incoronò l’effigie.
Nel resto della nostra Penisola, corposa è la lista di santuari o cappelle dedicati all’icona acheropita della Vergine. Si tratta di luoghi in cui la devozione alla tilma è arrivata attraverso l’opera evangelizzatrice di tanti religiosi missionari che, di ritorno in Italia, hanno testimoniato le grazie di Guadalupe. A Santo Stefano d’Aveto (Genova), ad esempio, il santuario della Madonna di Guadalupe lo si deve ai padri gesuiti all’inizio del XIX secolo. Il dipinto della Vergine che si trova in santuario fu realizzato in Messico e la leggenda racconta che l’ammiraglio Andrea Doria lo portò con sé nella propria galea genovese durante la battaglia di Lepanto del 1571. Sempre per opera dei Gesuiti, la devozione alla Vergine meticcia è arrivata in Emilia Romagna e si è radicata nella vita di tante comunità, nella parrocchia della Madonna del Carmine a Imola, nelle località di Minerbio, Sasso, Medicina, e nella stessa città di Bologna, in particolare nella chiesa di Santa Caterina.
Nella provincia di Bergamo, per la precisione ad Albino, invece, l’icona della Madonna di Guadalupe è arrivata nel 1890 grazie al tenore Federico Gambarelli (1858-1922), originario di Albino e cantante lirico di fama internazionale, che dalla patrona del Messico ricevette un vero e proprio miracolo: in preda a una tempesta in mare, durante un viaggio da Barcellona a Genova, Gambarelli prese in mano l’immagine della Madonna e pregò: «Non permettere che la vostra immagine perisca tra questi vortici, e con essa periscano tanti poveri infelici. Voi ci dovete salvare, se no la vostra immagine sarà la prima a calare a fondo…». La tempesta si arrestò all’istante e il tenore in segno di gratitudine promise che avrebbe fatto tutto il possibile per diffondere la devozione a questa icona miracolosa. Da qui la nascita della chiesa della Madonna di Guadalupe ad Albino.
In Puglia grande è la devozione e il culto alla Vergine di Guadalupe nella città di Andria, presso la Parrocchia Cuore Immacolato di Maria. Qui si custodisce una tela molto antica della Madonna di Guadalupe risalente al 1600. In Sicilia, infine, si trova la cappella più “giovane” dedicata alla Regina delle Americhe e precisamente a Marineo (Palermo). Il 7 settembre 2006 si pose la prima pietra e due anni dopo si celebrò la prima Messa in questa cappella, voluta dal francescano padre Francesco Francaviglia. Di ritorno dal Messico, dove fu missionario per quindici anni, il religioso iniziò un’opera di evangelizzazione con l’obiettivo di far conoscere alla cittadina siciliana la storia delle apparizioni della Vergine di Guadalupe e la fede disan Juan Diego. Oggi tutto questo può continuare a diffondersi all’interno di un luogo di silenzio e preghiera come quello della cappella di Guadalupe, sotto gli occhi dell’edicola votiva raffigurante il meraviglioso volto della Mamma Celeste.