Il rispetto per la vita è un concetto valido dalla nascita all’ultima fase dell’esistenza, anche nelle condizioni più difficili. Come la malattia, quella più atroce, che fa svanire la mente, l’alzheimer. Ma anche nelle situazioni più estreme, anche se tua madre non sa chi sei, se pronuncia frasi sconnesse ed è tornata bambina, è una vita preziosa che va custodita. È quello che ha fatto Marco Annichiarico, 49 anni: ha lasciato la sua città, il suo lavoro in un ufficio stampa e la sua attività di musicista per stare accanto dal 2016 alla mamma malata. «Vivevo in Sicilia e quando mio padre che già si occupava di mamma Lucia da qualche anno si ammalò di tumore prima all’esofago poi al polmone decisi di rimanere con loro a Milano pensando che mio padre si sarebbe ripreso. Invece dopo pochi mesi è morto, mamma da sola non ce l’avrebbe mai fatta e ho deciso di restare. All’inizio è stato terribile, mi sentivo completamente solo e senza strumenti per fronteggiare una malattia che aveva delle manifestazioni anche violente. Non potevo lasciarla sola un momento, apriva il gas, tagliava con le forbici le lenzuola, ha anche provato ad accoltellare la badante. Già non mi riconosceva, mi prendeva per suo nonno, non ricordava neppure di aver avuto un figlio».
Da due anni Marco ha affiancato alla madre una badante. Lucia, 84 anni, non ha più reazioni aggressive, è docile, si agita solo quando deve essere lavata. Così Marco è tornato a dedicarsi alla scrittura. Già da anni è autore di racconti sulla sua esperienza come caregiver che escono sulla rivista online Poetarum silva e nel suo blog, e nei prossimi mesi uscirà un suo romanzo per Einaudi. Vista la solitudine delle famiglie che fronteggiano questo tipo di malattia ha fondato l’associazione "Gli smemorati di via Padova", per costituire una rete di sostegno e organizzare corsi di arteterapia e ortoterapia, che quando non c’era la pandemia si svolgevano addirittura in un bar per consentire ai malati di essere inseriti in un contesto sociale. Tutto questo solo con la pensione della madre perché ai caregiver dei malati di alzheimer non è riconosciuto nessun indennizzo.
Marco Annichiarico è anche un testimonial della campagna di Santex "Noi ci siamo": «L’ho fatto perché è una delle poche realtà che sta vicino alle famiglie degli anziani malati, e perché credo che occorra sfruttare ogni occasione per portare all’attenzione questa nostra situazione. Ci sono coniugi o figli che arrivano anche al gesto estremo dell’omicidio, tanta è la loro solitudine e disperazione»
Lucia è docile, sorridente, pronuncia frasi senza senso a cui Marco risponde con parole rassicuranti, cercando il contatto fisico con lei, una carezza al viso, alle mani. «Da giovane avevo un bel rapporto con mia madre, di lei in quello che è diventata ritrovo il sorriso e l’ironia. Per il resto lei è felice solo quando mangia, quando canta, e quando coccola un bambolotto. Si chiama doll terapy, ideata dal dottor Ivo Cilesi, uno dei massimi esperti di alzheimer, purtroppo morto di Covid nei primi giorni della pandemia. All’inizio quando la neurologa me l’ha proposto pensavo fosse umiliante per lei avere un giocattolo come se fosse una bambina, ma lo ha visto in un negozio e non se ne è più separata e da quando ce l'ha è diventato più facile gestirla. Le offre la possibilità di occuparsi di qualcuno che non ha reazioni negative. Si è abituata alla mia presenza anche se chiede sempre di Marco, quel figlio bambino che è sopravvissuto alla devastazione della sua mente. E se esco dalla stanza e poi torno da lei si sorprende di vedermi. A volte mi chiama nonnetto, forse per la mia barba bianca. Io sono convinto di avere fatto la scelta giusta, e sento in cuor mio che quando non ci sarà più sarò in pace con me stesso, perché ho fatto tutto quello che potevo per esserle vicino. Nei momenti più bui la mia fede ha vacillato ma ora sono tornato più sereno, e per me Dio c’è».
(foto di Giovanni Mereghetti)