Per molti Ennio Doris è l’uomo della pubblicità di Mediolanum che traccia un cerchio a terra con un compasso. Una personalità sicuramente ricca e potente, che ha creato una banca con l’aiuto di Silvio Berlusconi. Ennio Doris, scomparso il 24 novembre 2021 a 81 anni, malato da tempo ha voluto lasciare in eredità la sua storia, scrivendo il libro autobiografico C’è anche domani con Leopoldo Gasbarro. Da qui l’idea della famiglia di Doris di far realizzare un film dal titolo omonimo che ne ricostruisse l’incredibile vicenda umana e professionale. Il film, diretto da Giacomo Campiotti, esce nelle sale il 15, 16 e 17 aprile. La storia parte e si conclude con il discorso che Ennio Doris fece nel palazzo Paleocapa di Fininvest a Milano in cui annunciava che per evitare che i correntisti di Mediolanum subissero danni dal tracollo della Lehman Brothers, avrebbe risarcito le perdite con i suoi fondi personali per un ammontare di 100 milioni di euro. La storia poi procede per salti temporali, partendo da quando Ennio Doris era un bambino di dieci anni figlio di un venditore di mucche e destinato ad andare a lavorare con il padre finita la quinta elementare. Ma, colpito dalla nefrite, il me- dico sconsigliò occupazioni troppo faticose, e così Ennio proseguì gli studi. Grazie alla sua brillante intelligenza, dopo il diploma da ragioniere trovò un posto in banca e da lì cominciò la sua carriera nel campo della finanza. A interpretarlo, da uomo ormai maturo e affermato, è Massimo Ghini: «Quando mi hanno proposto questo ruolo sono rimasto molto stupito. Non sapevo nulla della vita di Ennio Doris e mi chiedevo che cosa ci fosse di così interessante da raccontare su di lui. Ed è stata una sorpresa scoprire la sua vita, la sua umanità».
Ha avuto modo di conoscere la famiglia?
«Ci siamo incontrati con la moglie Lina Tombolato e i figli Sara e Massimo: sono una famiglia bellissima, tutti e tre gentili ed empatici. Non te lo aspetti da persone di quel livello e io ne ho conosciute tante nel corso della mia carriera. I Doris sono rimasti semplici e rispettosi degli esseri umani».
Che cosa l’ha colpita di più della vita di Ennio Doris?
«Le umili origini e la scalata sociale sono una bella storia, ma comune ad altre; il vero gesto che me lo fa assimilare a una sorta di santo laico è proprio la decisione di rimborsare le perdite dei suoi correntisti di tasca propria, mettendosi contro l’Abi».
E del suo rapporto con Berlusconi, che è stato determinante, che opinione ha?
«Ennio Doris aveva un sogno, quello di creare una banca diversa, dalla parte dei risparmiatori, ma non aveva certo i capitali per farlo. Berlusconi sì, e il fiuto per capire quando era di fronte a una buona idea. Sono diventati soci, ma Mediolanum è sempre rimasta della famiglia Doris».
Doris ha fatto suoi molti insegnamenti del padre, che per esempio gli diceva «non mettere la tua felicità nelle mani degli altri». Anche per lei sono stati importanti i valori della sua famiglia?
«Mio padre ha fatto la Resistenza ed è stato mandato a Mauthausen, poi è diventato un funzionario del Partito comunista. Un esempio che mi ha molto segnato ».
Ha vestito i panni di molti uomini illustri. Con chi si è sentito più in sintonia?
«È stato emozionante interpretare il giovane Roncalli, ma l’uomo che ha risuonato di più in me è Enrico Mattei, che aveva un progetto in funzione anche del bene comune, e in questo mi ricorda Ennio Doris. Diceva: “Non mi interessa essere un ricco in una nazione di poveri”».
Lei ha vinto un Nastro d’argento per la sua interpretazione di un uomo malato di Alzheimer in A casa tutti bene, ma non disdegna i cinepanettoni. Le piace più fare ridere o piangere?
«Mi piace fare tutto, e forse per questo non sono ben visto dalla critica. Ma se lo fa De Niro...».