Le maestre del mio terzo figlio, che frequenta la seconda elementare, mi hanno invitato a considerare di sottoporre il bambino a un test per valutare se è portatore di Dsa. Il bambino è molto bravo nell’orale, ma ha gravi lacune sulla grafia che chiaramente diventano importanti nello svolgimento di un dettato. Inoltre manifesta ogni tanto reazioni di ira incontrollata, con atti di violenza o di totale rifiuto delle attività.
Sicuramente è la storia del cane che si morde la coda: non riesco a fare come gli altri, e quindi accumulo una rabbia che non riesco a gestire. Cerchiamo di aiutarlo, rielaborando con lui i fatti, ma ad oggi la soluzione non l’abbiamo ancora trovata.
Io sono scettica sulle certificazioni, temo che possano demotivare i bambini a superare i propri limiti.
Le chiedo un suo parere riguardo questi test per le certificazioni: a me sembra che a volte vengano proposti quando la scuola non riesce a gestire gli alunni che rimangono indietro. Io penso che un percorso formativo e didattico individuale e personalizzato sarebbe una soluzione meravigliosa per tutti, ma alla fine tutti optano per test e certificazioni.
CARLA
— Cara Carla, le insegnanti hanno fatto molto bene a proporre l’iter diagnostico per verificare se il tuo bambino sia portatore o meno di un Dsa. La certificazione del bambino – ciò che tu sembri temere – segue a una valutazione approfondita che si basa su test standardizzati. È bene sapere che un bambino dislessico è tanto intelligente quanto tutti gli altri, anzi, a volte ancora di più perché sviluppa competenze compensative che servono a mitigare l’impatto derivante dalla sua incapacità a svolgere le funzioni di lettura e/o scrittura secondo le modalità che contraddistinguono la maggioranza dei bambini. Ma se un bambino fatica a leggere, non significa che fatichi a comprendere.
Ci sono modalità alternative e compensative a disposizione dei bambini con Dsa che permettono loro di arrivare alla stessa qualità di apprendimento di tutti i loro compagni. Semplicemente, per arrivare al traguardo, si segue un altro percorso. Ma il risultato è esattamente lo stesso. Riconoscere precocemente un bambino con Dsa, attraverso un adeguato iter diagnostico, non significa facilitarne o limitarne l’apprendimento bensì l’esatto contrario.
Ovvero permettergli di poter ottenere il massimo dai suoi sforzi e impegni di studio. Altrimenti ci si ritrova con un bambino che ce la mette tutta e non ce la fa semplicemente perché il suo bisogno di apprendimento individualizzato non è stato riconosciuto. In questo caso l’esperienza scolastica diventa demoralizzante e un bambino potrebbe trovarsi intrappolato nella rabbia e nella frustrazione proprio come succede al tuo, condizione che ha spinto le maestre a consigliarti di approfondire la conoscenza dei suoi bisogni