Mi chiamo Ilaria, ho 37 anni. Sono felicemente sposata con Enrico da 4 anni. Abbiamo un bimbo, Francesco, di due anni e mezzo. Lo scorso agosto abbiamo perso la nostra piccola Beatrice a 36 settimane di gravidanza. Un raro caso di morte endouterina ce l’ha improvvisamente portata via. È stata una gravidanza serena e fisiologica e ancora fatichiamo a comprendere perché nostro Signore ci abbia dato questa prova e perché permetta che certi drammi possano succedere, specialmente ai bambini.
Solo il giorno precedente alla morte della piccola un nostro caro amico sacerdote aveva benedetto il suo primo vestitino e la pancia. Un gesto che ci ha riempito di gioia e che mai avremmo immaginato potesse essere la sua ultima benedizione.
Poiché la piccola è nata già morta, ci chiediamo dove possiamo sperare che sia, se tra le braccia della Madonna o chissà dove, visto che non ha potuto ricevere il santo Battesimo. Siamo molto affranti e sconfortati. Abbiamo sempre camminato con il Signore confidando in lui, ma dopo questa tragedia è tutto molto difficile.
ILARIA E ENRICO - Mantova
Carissimi, vi sono vicino nel vostro dolore e vi accompagno con la preghiera. Vi invito anche a vincere lo sconforto e ad aprire il cuore alla speranza. È vero, a volte è difficile capire che cosa vuole il Signore da noi, non sappiamo perché avvengano certe cose. Tuttavia la nostra fede ci dice che «tutto concorre al bene, per coloro che amano Dio» (Romani 8,28). In qualche caso si tratta di eventi naturali imprevedibili, come è accaduto alla vostra piccola Beatrice; altre volte c’è di mezzo il peccato o la malvagità degli uomini. Ma sempre c’è una possibilità di bene, perché lo Spirito Santo sa scrivere diritto anche sulle righe storte. A noi è richiesto solo un po’ di fede e di continuare ad amare Dio nei nostri fratelli. Per voi, magari, nell’avere a cuore i più piccoli e i più indifesi. Potete, per esempio, pregare per tutti i bambini del mondo, in particolare per quelli che non hanno visto la luce per cause naturali o, purtroppo, perché i genitori non li hanno voluti e li hanno abortiti.
Rimane però la domanda: dove potete sperare che sia la vostra piccola Beatrice? Mi piace, prima di tutto, che la ricordiate per nome. E Beatrice è un bel nome. Significa “colei che rende beati, felici” ed è un richiamo alla gioia del Paradiso, all’eterna beatitudine del Cielo. Ed è proprio lì che il vostro piccolo angelo si trova. È vero, non ha potuto ricevere il Battesimo ma, come leggiamo nel Catechismo (1257-1261), benché Dio abbia «legato la salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti». In altre parole, esiste la possibilità di altri tipi di Battesimo, come quello di sangue per chi viene ucciso per la fede in Cristo prima di aver ricevuto il sacramento, o come quello di desiderio per chi, «pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce». Riguardo ai bambini morti senza Battesimo, ecco che cosa si legge ancora nel Catechismo: «La Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo».
Per la vostra piccola Beatrice, possiamo dire, c’è stato come un battesimo d’amore. È stato proprio l’affetto che avete avuto per lei, il vostro desiderio di stringerla tra le braccia, la vostra preghiera per lei che si è concretizzata nella benedizione dell’amico sacerdote, in una parola è stato il vostro amore a immergerla nella misericordia di Dio. E cos’altro è il Battesimo se non un’immersione nell’amore di Dio mediante la fede dei genitori e della comunità cristiana? Il Signore l’ha senz’altro accolta nelle sue braccia, così come ha fatto la Vergine Maria. Ora Beatrice è un piccolo angelo che vi protegge dal Cielo e prega per voi perché non vengano meno la vostra fede e il vostro amore, perché possiate essere “beati”, felici, nonostante il dolore e la sofferenza.
Mi viene in mente un passo della Storia di un’anima di santa Teresa di Lisieux, nel quale fa riferimento ai suoi quattro fratellini morti quando erano molto piccoli. Appena entrata nel Carmelo, Teresa si sente turbata, essendo ancora molto scrupolosa. Decide allora di rivolgersi «ai quattro angeli che mi avevano preceduta lassù, perché pensavo che quelle anime innocenti non avendo mai conosciuto turbamenti né timori, dovevano aver pietà della loro sorellina la quale soffriva sulla terra. Parlai loro con semplicità di bambina... La risposta non si fece attendere, ben presto la pace inondò l’anima mia con le sue acque deliziose». Da allora, conclude Teresa, «la devozione crebbe verso i miei fratellini e sorelline, e mi piace di conversare spesso con loro parlando delle tristezze di questo esilio... del desiderio di raggiungerli presto nella Patria celeste!».