È vivo e sta bene monsignor Rolando Alvarez, il pastore nicaraguense incarcerato che nelle ultime settimane sembrava sparito nelle prigioni del Nicaragua. All’assenza di immagini e dichiarazioni del presule, erano circolare voci poco rassicuranti sulla sua sorte.
Dopo più di un mese e mezzo senza notizie, il governo di Daniel Ortega ha finalmente diffuso alcune immagini del vescovo nicaraguense. Condannato a più di 26 anni di carcere con l'accusa di "tradimento alla patria", Alvarez è apparso in alcune fotografie e video trasmessi dai media ufficiali del Paese in cui lo si vede mangiare in una stanza del carcere con due dei suoi fratelli.
Dopo una non facile trattativa i familiari hanno potuto per fargli visita e sapere come sta. Il video lo ritrae in salute. Si tratta del vescovo che aveva rifiutato di imbarcarsi per gli Usa, praticamente espulso per le dichiarazioni sui diritti di libera espressione e difesa delle libertà della persona, per questo ha subito una durissima condanna dal tribunale nicaraguense.
Nel video Monsignor Alvarez risponde anche al giornalista che gli chiede notizie sulla salute e sul trattamento ricevuto in carcere. "Grazie a Dio, sto bene, con tanta forza interiore, accompagnato dal Signore e dalla Beata Vergine", ha risposto il sacerdote a un giornalista di Canal 4 nel carcere La Modelo.
Erano state diverse organizzazioni a tutela dei diritti umani e gruppi di opposizione a interpellare il governo Ortega-Murillo in merito a notizie sulla vita del vescovo di Matagalpa, una delle voci più critiche nei confronti del governo di Daniel Ortega, temendo per la sua vita.
Alvarez non si vedeva pubblicamente dal 10 febbraio, il giorno in cui è stato processato, accusato di “associazione a delinquere volta a minare l'integrità nazionale” e “diffusione di notizie false”. In una delle domande, gli chiedono se ha ricevuto "un trattamento dignitoso come merita ogni essere umano". "Sì, ringrazio le autorità competenti e il sistema carcerario", risponde il vescovo.
È pericoloso fare critiche ai governanti o parlare di carenze sociali in Nicaragua, poiché si è additati come antigovernativi, rischiando l’espulsione o il carcere, come il vescovo di Magatalpa.
Daniel Ortega ha bollato come "terroristi" i vescovi che hanno fatto da mediatori di un dialogo con cui si cercava una soluzione alla crisi che il Paese sta vivendo dall'aprile 2018, mentre il suo governo ha incarcerato la maggior parte dei potenziali candidati che avrebbe dovuto affrontare nelle elezioni del 2021. Una persecuzione in cui il leader che sembrava aver liberato il paese dalla dittatura di Somoza con un esercito di stampo marxista, sembra divertirsi a sfidare tutti, anche la Chiesa, definendola una “mafia” che non lascia la libertà di eleggere il suo rappresentante al popolo dei fedeli. Una repressione colma di odio ha visto lo scorso anno l’espulsione del nunzio apostolico, monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag.
Dopo oltre un secolo di rapporti con la santa sede il Nicaragua, unilateralmente, ha dichiarato la sospensione delle relazioni diplomatiche con il Vaticano. Il rappresentante del governo sandinista presso la Santa Sede ha comunicato “verbalmente” la frattura dei rapporti alla Segreteria di Stato vaticana a Roma con la chiusura delle sedi diplomatiche.