La pace va radicata non solo enunciata. Lo ribadisce papa Francesco incontrando il Muslims Council of Elders, nella moschea del Sakhir Royal Palace. Accanto a lui il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, che aveva incontrato privatamente. «Siamo chiamati a promuovere la pace attraverso strumenti di pace, come l'incontro, le trattative pazienti e il dialogo, che è l'ossigeno della convivenza comune», ha aggiunto. «Tra gli obiettivi che vi proponete c'è quello di diffondere una cultura della pace basata sulla giustizia», ha poi commentato sottolineando che «questa è la via, anzi l'unica via, in quanto la pace “è opera della giustizia"». E poi ha aggiunto: «La pace non può essere solo proclamata, va radicata. E ciò è possibile rimuovendo le disuguaglianze e le discriminazioni, che ingenerano instabilità e ostilità».
Le religioni hanno un ruolo guida in questo, perché se non sono prima i leader religiosi a dare l’esempio che si può camminare insieme è difficile che il resto del mondo vada sulla via della pace. «Credo che abbiamo sempre più bisogno di incontrarci, di conoscerci e di prenderci a cuore, di mettere la realtà davanti alle idee e le persone prima delle opinioni, l'apertura al Cielo prima delle distanze in Terra: un futuro di fraternità davanti a un passato di ostilità, superando i pregiudizi e le incomprensioni della storia in nome di Colui che è Fonte di pace», ha detto. «Non dobbiamo lasciarci tentare da altri strumenti, da scorciatoie indegne dell'Altissimo, il cui nome di Pace è insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, il commercio della morte che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale».
E pensiamo, ha continuato Bergoglio, a «quante trame oscure e quante dolorose contraddizioni» ci sono «dietro a tutto questo. Pensiamo, ad esempio, a quante persone si vedono costrette a migrare dalla propria terra a causa di conflitti foraggiati dall'acquisto a prezzi contenuti di armamenti datati, per venire poi individuate e respinte presso altre frontiere attraverso apparecchiature militari sempre più sofisticate. E così la speranza viene uccisa due volte. Ebbene, davanti a questi scenari tragici, mentre il mondo insegue le chimere della forza, del potere e del denaro, noi siamo chiamati a ricordare, con la saggezza degli anziani e dei padri, che Dio e il prossimo vengono prima di ogni altra cosa, che solo la trascendenza e la fratellanza ci salvano».
E infine l’appello ai capi religiosi: «Sta a noi dissotterrare queste fonti di vita, altrimenti il deserto dell'umanità sarà sempre più arido e mortifero. Soprattutto, sta a noi testimoniare, più coi fatti che con le parole, che crediamo in questo. Abbiamo una grande responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini e dobbiamo essere modelli esemplari di quanto predichiamo, non solo presso le nostre comunità e a casa nostra - non basta più - ma nel mondo unificato e globalizzato».